Scontri in Somalia, si teme l'escalation del terrorismo nel Corno d'Africa
Dopo l’attentato di ieri all’hotel Muna, a Mogadiscio, in cui sono stati coinvolti
diversi funzionari, oggi sono in corso nella capitale somala pesanti scontri tra le
forze governative e i ribelli islamici. Nell’escalation di violenza iniziata lunedì,
più di 80 persone sono state uccise finora. Anche il Papa, durante l'udienza generale,
ha espresso apprensione per la situazione in Somalia, che rischia di infiammare nuovamente
l’intero Corno d’Africa. A Mario Raffaelli, presidente di Amref ed esperto
di Corno d’Africa, Stefano Leszczynski ha chiesto perché la crisi somala rischia
di allargarsi a livello regionale:
R. - Ormai
è un problema non solo per la Somalia, ma per l’intero Corno d’Africa. Questa degenerazione
è in grado di coinvolgere gli altri Paesi, sia dal punto di vista di possibili attentati,
come appunto è successo in Uganda, e come potrebbe succedere a Nairobi, dove ci sono
circa mezzo milione di abitanti di origine somala e finora è stata risparmiata probabilmente
perché gli Shabab la utilizzano più come un luogo logistico, ma può succedere anche
un coinvolgimento - come si è rischiato negli scorsi anni - tra i Paesi che hanno
interessi diversi e posizioni diverse sul conflitto somalo; ci vorrebbe un intervento
migliore da parte della Comunità internazionale, che si è impegnata in questi anni
a supporto del governo di transizione, che ha cercato con questo ultimo governo anche
un compromesso con alcuni elementi moderati delle corti islamiche, ma che a mio avviso
ha fatto tutto ciò troppo lentamente e soprattutto trascurando la parte più importante,
quella della ricerca di maggior consenso a favore di questa transizione.
D.
- Si ha un po’ sempre l’impressione che si voglia aiutare la Somalia, ma a distanza,
senza mai coinvolgersi troppo e soprattutto senza mettere piede nel Corno d’Africa..
R.
- Attualmente in Somalia non c’è praticamente più nessuno, ovviamente questo perché
la situazione è diventata molto difficile dal punto di vista della sicurezza, ma questo
anche perché - a mio avviso - negli ultimi anni, commettendo un errore, la Comunità
internazionale ha più puntato sulla carta militare che su quella del dialogo, del
consenso politico e prevalendo una logica più militare, si è creata questa escalation,
che evidentemente va a favore di quella componente radicale interna anche con collegamenti
internazionali terroristici che può prosperare solo in una situazione di guerra.
D.
- Quali potrebbero essere adesso le dinamiche che coinvolgono la Somalia e che riguardano
il Corno d’Africa?
R. - Credo che lo scenario più probabile sia quello
del continuare questa situazione degenerata, questo caos, senza una soluzione chiara,
né in un senso, né nell’altro. Questo può "infettare" maggiormente le aree. Ovviamente
ci potrebbe essere poi un nuovo intervento etiopico che è stato per altro in qualche
modo minacciato da parte del primo ministro, qualora gli Shababtornassero
a prendere il potere.