La ricerca sulle staminali embrionali distrugge la vita: stop Usa ai fondi pubblici.
Intervista a Lucio Romano
Marcia indietro negli Stati Uniti per i fondi pubblici alla ricerca sulle cellule
staminali embrionali. Una Corte distrettuale ha infatti ingiunto di bloccarli, su
ricorso di un ricercatore, dopo il via libera concesso nel marzo 2009 dal presidente
Obama, che a sua volta aveva abolito il divieto di finanziamenti federali imposto
dal suo predecessore Bush. L’Amministrazione Obama potrà ora ricorrere in appello
o riscrivere la legge che riguarda un settore di ricerca al centro di aspre polemiche.
Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Lucio Romano, coopresidente
dell’Associazione “Scienza e Vita”.
D. – Professore,
si legge nella sentenza del Tribunale che la ricerca sulle staminali embrionali distrugge
gli embrioni: è proprio così?
R. – E’ proprio così. La sentenza ripropone
all’attenzione mondiale la illiceità della ricerca soppressiva sugli embrioni umani.
Per poter rilevare le cellule staminali dall’embrione, evidentemente l’embrione umano
dev’essere soppresso. Ciò pone quindi degli interrogativi in merito alla illiceità,
sia sotto il profilo giuridico sia sotto il profilo antropologico e – una riflessione
ulteriore – sotto il profilo scientifico.
D. – Prof. Romano, ma perché
si continua a parlare tanto di cellule staminali embrionali e a parlare poco di cellule
staminali adulte? A che punto è la ricerca in ambedue i campi?
R. –
Nell’ambito delle cellule staminali adulte, la ricerca è in una fase avanzatissima
in cui si iniziano ad avere i primi risultati; è sufficiente controllare la bibliografia
scientifica su riviste autorevoli e vedere come la maggior parte dei risultati si
ottengano, appunto, attraverso le cellule staminali adulte. Certo, la ricerca sulle
cellule staminali embrionali è partita più tardi ma si pone un grossissimo limite
di ordine etico: come sia possibile trattare l’embrione umano da oggetto quando in
realtà è un soggetto.
D. – Ma procedere con la ricerca sulle staminali
adulte non sarebbe il modo migliore per spegnere le polemiche e far sì che poi la
ricerca sulle cellule staminali embrionali, che pone così tanti problemi etici, abbia
fine?
R. – E’ senza dubbio necessario potenziare ulteriormente con sovvenzioni
e fondi la ricerca sulle cellule staminali adulte. Vediamo come i processi di trans-differenziazione
e riprogrammazione delle cellule staminali adulte caratterizza una potenzialità di
svolgere un’azione che è simile a quella di tipo embrionale, senza però passare attraverso
la formazione dell’embrione.
D. – Lei pensa che i media, l’informazione
possano giocare un ruolo positivo, sgombrando il campo da posizioni estreme di tipo
ideologico e politico, per far sì che si approfondisca sempre più la ricerca delle
cellule staminali adulte?
R. – Noi riteniamo che sia fondamentale riproporre
il tema di una scienza che risponda a criteri di eticità, non che sia una ricerca
scientifica che trovi un’intrinseca eticità dove tutto ciò che è possibile tecnicamente
fare risponderebbe anche a criteri di eticità. Questa è una strada sbagliata, perché
la valutazione dev’essere sempre fatta attraverso una dimensione di eticità che rispetti
la tutela della vita, di un soggetto come lo è appunto l’embrione, nel caso specifico,
ma tenga conto di un processo culturale che ci vede tutti coinvolti nella tutela di
quei valori fondamentali che non possono sicuramente essere in ostaggio di esigenze
di ordine ideologico, o esigenze anche di ordine speculativo perché poi, evidentemente,
la ricerca sulle cellule staminali embrionali sarebbe oggetto di ulteriore speculazione
anche di ordine economico. Quindi, credo che sia estremamente importante svolgere
un’azione di informazione, di divulgazione, di formazione che sia di evidenziare come
la dimensione della vita nella sua origine abbia una tutela, non soltanto sotto il
profilo giuridico ma anche il riconoscimento di ordine antropologico e scientifico.