2010-08-24 14:24:02

India: un tribunale e una Giornata nazionale dei martiri per le vittime dei pogrom


Si concluderà domani la prima sessione del Tribunale nazionale del popolo avviata a New Dehli ieri, secondo anniversario dei pogrom anticristiani in Orissa, scoppiati nel 2008 ad opera degli estremisti indù, tutt’oggi impuniti. Intanto, proprio per ricordare le vittime di questo e di altri massacri, la Commissione per l’Ecumenismo in seno alla Conferenza episcopale indiana, ha istituito la Giornata nazionale dei martiri indiani che sarà celebrata il prossimo 29 agosto, per ricordare “tutti coloro, sacerdoti, religiosi, laici, che hanno sacrificato la vita a causa della loro fede in Cristo”. Della sessione del tribunale fanno parte ex giudici, attivisti, giornalisti e analisti politici che hanno il compito di far luce sui 43 casi di violenza che tra il dicembre 2007 e l’agosto 2008 hanno causato la morte di 93 persone e la fuga di 56mila. “La vita dei sopravvissuti a Kandhamal non ha fatto che peggiorare”, è la denuncia di Dhinarendra Pandha, responsabile del National solidarity Forum (Nsf), portavoce della popolazione colpita, che ha più volte sottolineato il fallimento del sistema giudiziario. Il processo in corso vede come imputati alcuni esponenti del Bharatiya Janata Party, il principale partito al governo in Orissa all’epoca del massacro, che ancora oggi impedisce con la forza ai testimoni di deporre. “Il Forum di solidarietà nazionale è la nostra richiesta di giustizia per la popolazione di Kandhamal – spiega ad AsiaNews l’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, mons. Raphael Cheenath – i cristiani hanno diritto a professare la loro religione e ad avere accesso alla sicurezza”. Sull’istituzione della Giornata, invece, il presidente della Commissione per l’Ecumenismo e vescovo di Jalandhar, mons. Anil Joseph Couto, ha spiegato all’agenzia Fides: “La Chiesa cattolica prevede un iter speciale per dichiarare una persona martire, beato o Santo. Noi oggi non vogliamo in alcun modo sostituire questa procedura, ma solo ricordare quanti hanno testimoniato e dato la loro vita in nome di Cristo, conservando e preservando la loro sofferenza e il loro sacrificio come un’eredità per le future generazioni”. (R.B.)







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