Festa di San Bartolomeo. Nelle catechesi sugli Apostoli, il Papa ricordava: l'adesione
a Gesù non ha bisogno di opere sensazionali
La Chiesa celebra oggi la festa di San Bartolomeo Apostolo, comunemente identificato
con Natanaele. Dopo l’Ascensione del Signore, predicò il Vangelo in varie regioni
dell’Asia e nella metà del primo secolo subì il martirio. Benedetto XVI ha dedicato
alla figura di San Bartolomeo l’udienza generale del 4 ottobre 2006. San Bartolomeo
– ha detto il Papa in quell’occasione – “resta davanti a noi per dirci che l’adesione
a Gesù può essere vissuta e testimoniata anche senza il compimento di opere sensazionali”.
“Straordinario è e resta Gesù stesso, a cui ciascuno di noi – ha aggiunto il Santo
Padre – è chiamato a consacrare la propria vita e la propria morte”. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
(Musica)
Tradizionalmente
l’apostolo Bartolomeo, che proveniva da Cana di Galilea, viene identificato con Natanaele,
che significa “Dio ha dato”. L’apostolo Filippo gli disse di aver trovato Colui di
cui hanno scritto Mosè e i Profeti nella legge: Gesù, figlio di Giuseppe, da Nazaret.
Ma Natanaele oppose a Filippo un “pregiudizio piuttosto pesante” e gli chiese: "Da
Nazaret può mai venire qualcosa di buono?". Questa sorta di contestazione è importante
anche per noi, come ricorda Benedetto XVI nell’udienza generale incentrata sull’apostolo
Bartolomeo:
“Essa, infatti, ci fa vedere che, secondo le attese giudaiche,
il Messia non poteva provenire da un villaggio tanto oscuro come era appunto Nazaret.
Al tempo stesso, però, pone in evidenza la libertà di Dio, che sorprende le nostre
attese facendosi trovare proprio là dove non ce lo aspetteremmo. D'altra parte, sappiamo
che Gesù in realtà non era esclusivamente 'da Nazaret', ma che era nato a Betlemme
e che ultimamente veniva dal cielo, dal Padre che è nei cieli”.
La
vita di Natanaele ci suggerisce un’altra riflessione: nel nostro rapporto con Gesù
non dobbiamo accontentarci delle sole parole. Filippo rivolge a Natanaele un invito
significativo: “Vieni e vedi”. Ma anche la nostra conoscenza di Gesù – spiega il Papa
– ha bisogno di un'esperienza viva:
“La testimonianza altrui è certamente
importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l'annuncio
che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimoni. Ma poi dobbiamo essere noi
stessi a venir coinvolti personalmente in una relazione intima e profonda con Gesù”.
Natanaele
affida la propria vita a Gesù e alla sua chiamata risponde con una limpida confessione
di fede: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”. Queste parole pronunciate
da Natanaele – aggiunge il Santo Padre – pongono in luce un doppio complementare aspetto
dell’identità di Gesù, nel suo speciale rapporto con Dio, di cui è Figlio unigenito,
e con il popolo di Israele di cui è dichiarato re:
“Non dobbiamo
mai perdere di vista né l'una né l'altra di queste due componenti, poiché se proclamiamo
di Gesù soltanto la dimensione celeste, rischiamo di farne un essere etereo ed evanescente,
e se al contrario riconosciamo soltanto la sua concreta collocazione nella storia,
finiamo per trascurare la dimensione divina che propriamente lo qualifica”.
A
partire dal Medioevo, si impose il racconto della morte di Natanaele per scuoiamento.
Nella scena del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, Michelangelo dipinse San
Bartolomeo che regge con la mano sinistra la propria pelle, sulla quale l’artista
lasciò il proprio autoritratto. Le reliquie di Bartolomeo Apostolo sono venerate a
Roma nella chiesa a lui dedicata sull’Isola Tiberina. (musica)