Al Meeting di Rimini, confronto tra cattolicesimo e ortodossia sui valori cristiani
in Europa con il cardinale Erdö e il Metropolita di Minsk, Filaret
Al terzo giorno di incontri e dibattiti del Meeting di Rimini, promosso da Comunione
e Liberazione, la mattinata di oggi ha visto tra gli altri l'arcivescovo di Dublino
e primate irlandese, Diarmuid Martin, intervenire sulla figura del cardinale John
Henry Newman, che il Papa beatificherà il prossimo 19 settembre durante la sua visita
nel Regno Unito. Ma di particolare richiamo è stata, ieri pomeriggio, la tavola rotonda
che ha visto protagonisti il cardinale arcivescovo di Estzergom-Budapest, Peter Erdö,
presidente del Consiglio delle Conferenze espicopali d'Europa, e il Metropolita ortodosso
di Minsk e Sluzk, Filaret, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia. Dal Meeting
riferisce il nostro inviato, Luca Collodi:
Il Meeting
di Rimini ha vissuto l’atteso incontro tra il metropolita ortodosso Filaret e l’arcivescovo
ungherese, cardinale Erdö, presidente dei vescovi europei. Due esponenti di primo
piano della chiesa cattolica e ortodossa che si sono interrogati sul senso religioso
dell’uomo nella nuova Europa, secolarizzata e attratta dal bisogno immediato e soddisfacente.
Sullo sfondo il dialogo tra cattolici e ortodossi. Per l'esarca patriarcale di tutta
la Bielorussia, ortodossi e cattolici “sono continuamente in un rapporto di collaborazione”.
Il dialogo, ha detto Filaret incontrando i giornalisti al Meeting, segna un momento
di “equilibrio e stabilità”. “Dialoghiamo e parliamo sul futuro della Chiesa”. Filaret
ha sottolineato la difficoltà di pensare “ad una vita e ad una società senza un senso
religioso, senza l’idea di Dio”. La cultura dell’est Europa non comprende ancora in
modo adeguato l’importanza del senso religioso dell’uomo. Per Filaret, un possibile
incontro tra il mondo ortodosso e Papa Benedetto potrebbe essere “molto vicino” e
"penso – ha aggiunto – che non vi siano ostacoli di principio”. Ai nostri microfoni,
il cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze
Episcopali d’Europa e primate d’Ungheria, commenta l’incontro con il rappresentante
ortodosso definito “storico” da molti osservatori:
R. – Io spero molto
che l’avvicinamento, il dialogo con l’ortodossia europea sia anche non soltanto un
dialogo sulle questioni dogmatiche, perché il consenso a livello di fede è molto largo,
anche se ancora non perfetto. E la Santa Sede si occupa veramente con piena serietà
del dialogo dal punto di vista dogmatico. Tuttavia, ci sono le Conferenze episcopali
del continente che, attraverso il Consiglio di queste Conferenze, hanno cominciato,
incoraggiate anche dalla Santa Sede, un altro dialogo di collaborazione con tutte
le Chiese ortodosse del continente sul tema della Dottrina sociale e morale: sul come
cioè difendere questi valori, accettati sia dall’ortodossia che dal cattolicesimo,
nel contesto del nostro continente. Il primo forum cattolico ortodosso ebbe luogo
due anni fa a Trento e aveva come oggetto la famiglia. Abbiamo fatto uscire un bel
volume con pieno consenso, consenso che non possiamo raggiungere con tutti i cristiani,
mentre con la Chiesa ortodossa sì. La prossima volta in cui ci vedremo sarà il prossimo
ottobre a Rodi, dove parleremo di come devono presentarsi sotto l’aspetto teologico
i rapporti tra Stato e Chiesa, secondo la posizione cattolica e quella ortodossa.
Qui, a Rimini, parliamo di un argomento profondamente pastorale: si tratta del significato
della divinità di Gesù Cristo per un intellettuale europeo di oggi. Si tratta, dunque,
di coltovare compiti pastorali comuni, di un impegno missionario - se non pienamente
comune, per mancanza della piena comunione - almeno complementare: sono secondo me
è una cosa preziosissima e forse, sotto questo aspetto, stiamo facendo un nuovo passo.
D.
– La crisi economica, la difficoltà sociale, la mancanza di lavoro, la società che
si va secolarizzando: secondo lei, questi elementi così pratici possono aiutare il
cammino pastorale di difesa i valori cristiani, la testimonianza cristiana tra cattolici
e ortodossi?
R. – In seguito ai problemi sociali, ci sono molti che
cercano qualcosa. Un uomo affamato, senza lavoro, un uomo senzatetto o famiglia, può
essere più aperto, come vediamo nel Vangelo. A chi si rivolge Gesù Cristo? Molto spesso
ai poveri, a quelli che hanno una malattia grave. Io vedo una grande opportunità anche
nel progresso delle scienze naturali, perché l’umanità, e anche le nazioni, le comunità
umane, devono trovare in qualche maniera il loro posto nell’universo.