I vescovi di Tshumbe (RDC) lanciano un appello: no alle divisioni, sì all'unità
Messaggio del clero di Tshumbe nella Repubblica Democratica del Congo (dall'Osservatore
Romano)
Kinshasa, 20 agosto 2010 No alle divisioni e alle violenze, sì all'unità
nella diversità. È questo, in sintesi, il senso del messaggio che il clero della diocesi
di Tshumbe, nella provincia del Kasai orientale (dal 2005 provincia di Sankuru) nella
Repubblica Democratica del Congo, ha rivolto alla popolazione nell'imminenza delle
celebrazioni del centenario dell'evangelizzazione del luogo. Il clero di Tshumbe
— riferisce l'agenzia di stampa Fides — insieme a monsignor Nicolas Djomo Lola, vescovo
di Tshumbe e presidente della Conferenza episcopale congolese, ha deciso di rivolgersi
alla popolazione dopo «aver preso coscienza della necessità di prendere una chiara
posizione di fronte alla situazione che si è venuta a creare nella nostra regione,
ovvero — ha sottolineato il vescovo — le tensioni sociali basate sulla falsa divisione
Ekonda (foresta)-Eswe (savana), originatasi già nel 1963, e ancora ricorrente, e le
cui ultime tristi manifestazioni risalgano a marzo e aprile 2010 a Lodja e a Tshumbe». Nel
1963, istigati dalle manovre di politici senza scrupoli, la comunità Tetela si è divisa
tra gli Ekonda e gli Eswe, a seconda se si abita nella zona della foresta o della
savana. Le tensioni erano sfociate in violenti scontri che avevano provocato migliaia
di morti e la fuga in massa della popolazione. Queste tensioni sono rimaste latenti
nei decenni successivi. A marzo e aprile scorso vi sono stati una serie di incidenti
(alcune persone sono state picchiate e per rappresaglia diverse abitazioni sono state
completamente distrutte o incendiate) a Lodja e a Tshumbe. «Di fronte alle vittime
degli eventi dolorosi nel 1963 che hanno provocato la perdita di molte vite e la distruzione
di proprietà, con lo spostamento in massa di intere popolazioni — si legge nel messaggio
— da un lato vogliamo esprimere il nostro più profondo cordoglio e dall'altro la nostra
sconfessione inequivocabile nei confronti degli ispiratori di questi atti malvagi». Riferendosi
ai recenti avvenimenti, il documento prosegue: «Di fronte a numerosi tentativi di
dividere e di minare l'unità del Sankuru e del popolo Tetela-Kusu nel suo complesso,
invitiamo la famiglia di Dio a rimanere unita e salda nella solidarietà. Per quanto
riguarda la diversità che caratterizza il nostro popolo, noi non accettiamo che questa,
invece di essere un arricchimento, diventi fonte costante di angoscia, paura e soprattutto
divisione». Il clero di Tshumbe, inoltre, denuncia e respinge con forza i ripetuti
tentativi di strumentalizzare la Chiesa e il suo personale». Nel documento si invitano,
in occasione della chiusura del Centenario, tutte le parrocchie, le comunità ecclesiali
di base e le famiglie ad organizzare dei riti di perdono e di riconciliazione dal
15 al 21 novembre prossimo. «All'alba del secondo Centenario dell'evangelizzazione
della nostra diocesi — conclude il messaggio del clero di Tshumbe — ci impegniamo
a lavorare tutti insieme, sacerdoti e fedeli, mano nella mano, come figli e figlie
della stessa famiglia, al fine di realizzare l'idea di riconciliazione, di giustizia
e di pace voluto dall'ultimo Sinodo dei vescovi per l'Africa svoltosi a Roma lo scorso
ottobre. Estendiamo, per tanto, la nostra fervida preghiera a Cristo, Salvatore del
mondo, attraverso l'intercessione della Vergine Maria, Madre del Redentore e Patrona
della diocesi di Tshumbe, che ci tenga uniti nella fratellanza universale dei figli
di Dio».