62.mo anniversario dalla nascita del Consiglio Mondiale delle Chiese
Il 23 agosto 1948, ad Amsterdam, 147 Chiese di diverse confessioni e Paesi diedero
ufficialmente vita al Consiglio Mondiale delle Chiese (World Council of Churces, Wcc),
un movimento ecumenico che si prefiggeva l’unità dei cristiani. Oggi il Wcc – riferisce
l’agenzia Misna – riunisce 349 Chiese, denominazioni e comunità di Chiese, in rappresentanza
di 560 milioni di cristiani. Mentre in origine le Chiese fondatrici erano in gran
parte d’Europa e del Nord America, oggi la maggioranza è costituita dalle Chiese d’Africa,
Asia, Caraibi, America latina, Medio Oriente e della regione del Pacifico. Il Wcc
– ritenuto la più vasta espressione del movimento ecumenico moderno – è impegnato
nel rafforzare la testimonianza delle Chiese che ne fanno parte, rispondendo ai bisogni
della popolazione mondiale, all’insegna dei valori di giustizia e pace, attraverso
la missione e il servizio. In vista del prossimo “Vertice sugli obiettivi del Millennio”
– a New York dal 20 al 22 settembre, promosso dalle Nazioni Unite – il Wcc, in un
appello inviato all’Onu, ha di recente ricordato che “l’eliminazione della povertà
è di per sé un obiettivo fondamentale” e che “da tempo il Consiglio ribadisce che
molti dei conflitti tuttora in corso in diverse parti del mondo sono in gran parte
causati dalle privazioni socio-economiche sofferte dalla gente”. La richiesta del
Wcc è dunque quella di “riesaminare un sistema perverso di priorità che privilegia
il salvataggio di grosse banche o l’acquisto di macchine per uccidere a discapito
della liberazione di popolazioni dalla fame e dalla povertà”. In conclusione, “la
scusa spesso avanzata di mancanza di risorse per sconfiggere la povertà è piuttosto
indicativa di un’assenza di valori e principi morali capaci di affermare la vita,
una mancanza di giustizia e di umanità”. (E.C)