Fondazione Migrantes sulle espulsioni dei rom: una politica discriminatoria
Fanno ancora discutere i rimpatri di gruppi di rom dalla Francia. Anche ieri un aereo
con 130 persone ha lasciato Parigi per la Romania. Intanto, in Italia, il ministro
dell’Interno Roberto Maroni dice che bisogna arrivare alla possibilità di espellere
anche i cittadini comunitari e plaude all'espulsione dei rom decisa da Sarkozy. Alessandro
Guarasci ha sentito mons.Giancarlo Perego, direttore generale della
Fondazione Migrantes della Cei:
R. - Occorrerebbe
verificare se questi rimpatri sono legittimi e da quanto è stato detto dalla Commissione
europea, sono illegittimi perché riguardano sostanzialmente persone che hanno il diritto
di movimento in Europa e d’insediamento. Questi rimpatri, vanno a toccare soprattutto
una popolazione, la popolazione rom indistintamente, senza invece, valutare con attenzione
quali sono i problemi.
D. - Per il governo italiano, la Francia non
ha fatto altro che seguire l’Italia; Maroni, ora, parla della possibilità di espellere
anche i comunitari...
R. - La Francia purtroppo ha seguito la strada
dell’Italia di un’espulsione indiscriminata dei rom. Un’espulsione che, di fatto,
che cosa ha generato? Nuovi campi abusivi, ha generato ancora abbandono della popolazione
rom, ha generato l’annullamento, sostanzialmente, di tutta una politica sociale che
era stata fatta per la scolarizzazione dei bambini e, secondariamente, il governo
italiano non può autonomamente decidere in riferimento a una politica europea che
invece stabilisce sostanzialmente il diritto di insediamento e di movimento.
D.
- Lei teme una nuova stretta della politica dell’immigrazione europea in questo momento?
R.
- L’azione che avviene contro i rom oggi, non è un’azione di politica migratoria -
non dimentichiamo che anche in Italia, l’80% dei rom è italiano - ma è una politica
discriminatoria nei confronti di una popolazione, che sostanzialmente, non si è riuscita
a gestire attraverso canali che sono soprattutto di tipo sociale, di tipo scolastico,
di accompagnamento; anche la tutela di una popolazione che ha subito fortemente la
modifica di una società agricola industriale.
D. - Secondo lei, in Italia,
serve un nuovo percorso per ottenere la cittadinanza?
R. - Certamente,
serve un nuovo percorso che va anche a difendere, ad esempio, le minoranze non riconosciute,
come sono le minoranze rom. Un percorso di cittadinanza che premi soprattutto i bambini
che nascono in Italia, o che sono già nati in Italia in modo che possano diventare
cittadini al momento della nascita, che premi soprattutto la partecipazione al voto
e in particolare amministrativo; che sia sempre più una legge che aiuti da subito
l’integrazione, la partecipazione e la responsabilità comune.