Perù. La Chiesa favorisce un accordo sul gas tra governo e popolazioni locali
“Ciò che abbiamo fatto dimostra che solo il dialogo può aiutare veramente a risolvere
i nostri problemi”. Così l'arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale
del Perù, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, ha commentato ieri la firma degli accordi
- raggiunti con la mediazione della Chiesa - tra le autorità di governo e la popolazione
di La Convención, nella regione di Cuzco, a margine di una trattativa sulla gestione
delle riserve locali di gas naturale che si prolungava da diverse settimane e che
minacciava di destabilizzare altre popolazioni. "Mi complimento per questo nostro
incontro, e per le sue conclusioni, che sono il frutto del dialogo", ha precisato
il presule che alcuni giorni fa aveva offerto la presenza dell'Episcopato se ciò poteva
"aiutare a riaprire le trattative alla ricerca di soluzioni condivise". "Penso - ha
aggiunto l'arcivescovo di Trujillo - che ciò che abbiamo fatto dimostra quale sia
il modo migliore per superare i conflitti e le difficoltà di natura sociale. Si tratta
quindi, ha rilevato, di incontrarsi, di parlarsi, tenendo sempre presente il bene
comune". Ricordando la natura della controversia, che riguardava soprattutto l'uso
delle risorse naturali esistenti sul posto, il presidente dell'Episcopato ha ribadito
di ritenere possibile che problemi di questi tipo tendano a moltiplicarsi nel futuro
e dunque di pensare che il modello scelto, basato sul dialogo e la discussione, possa
anche servire a prevenire nuovi conflitti". "Nel Perù - ha precisato -, abbiamo ingenti
ricchezze naturali che Dio ha donato. Sono tesori che nello stesso modo in cui possono
favorire alcuni è possibile utilizzare perché favoriscano anche tutti gli altri. È
una questione che possiamo definire sviluppo equo che mette al centro delle sue dinamiche
il bene di tutti, il bene comune, e non solo quello particolare". Il punto principale
dell'accordo è l'impegno governativo a costruire un impianto per la gestione del gas
di Camisea, nella località di Kepashiato, la cui esportazione senza controllo da parte
delle autorità locali aveva dato origine al conflitto protrattosi dal 27 luglio sino
a ieri con occupazioni, blocchi stradali e scioperi. Questa decisione si accompagna
a quella, ritenuta fondamentale da gran parte del Perù, che fissa a un minimo dell'88%
la quota di gas naturale peruviano da destinare al consumo interno. (L.B.)