Espulsioni di rom dalla Francia. Le critiche di mons. Marchetto
Il governo francese prosegue nel rimpatrio di rom. Ieri hanno lasciato la Francia
in 89; oggi altri 139 partiranno alla volta di Romania e Bulgaria. Dall’inizio dell’anno
a fine agosto si prevede che circa 850 rom siano ricondotti nei loro Paesi di origine,
fa sapere il ministro francese dell’Immigrazione, Eric Besson, che precisa: “queste
persone stanno lasciando la Francia su base volontaria, in cambio di un contributo
di 300 euro a persona”. Una decisione, quella di Parigi, che ha suscitato critiche.
Debora Donnini ha chiesto un commento a mons. Agostino Marchetto, segretario
del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti.
R. – Io andrei
un momentino indietro e cioè al fatto che si parla di 51 campi illegali che sono stati
smantellati dall’inizio di agosto: quindi, c’è certamente una situazione di precarietà,
per questi nostri fratelli, che può evidentemente condizionarli per quanto riguarda
l’accettazione di un certo tipo di aiuto economico che li sostenga in questa partenza.
Certamente, bisogna anche pensare che le espulsioni non possono essere collettive
secondo l’ordinamento europeo, e quindi bisognerebbe vedere anche queste cose, anche
se naturalmente il governo si è premurato di cercare di rispondere a questa obiezione.
D.
– Da una parte, la Commissione europea lancia un monito a Parigi; la Francia, d’altra
parte, si difende dicendo che sta rispettando le regole dell’Unione Europea…
R.
– Questo è normale nelle relazioni internazionali; credo che ci siano da tener presenti
le regole dell’Unione Europea, che proibisce – per esempio – espulsioni collettive
e che dice che se non c’è un grave pericolo per la sicurezza non ci può essere espulsione.
Naturalmente, lì c'è una valutazione sulla sicurezza, quando si vuole spingere l’acceleratore
su questo punto, che intende creare una certa opinione pubblica. In ogni caso, ripeto,
questo smantellamento dei campi, dall’inizio di agosto, ha creato sicuramente una
situazione di non libertà. E aggiungo che in Francia esiste una legislazione che obbliga
i comuni che superino i 5 mila abitanti a creare delle zone protette e a disposizione
di quelle che loro chiamano – appunto – “gens de voyage” e che noi chiamiamo “rom”
e “sinti” eccetera, per cui la Francia stessa si trova a non aver adempiuto ad una
legge che è stata creata proprio per proteggere queste persone e perché non ci siano
i campi illegali. Quindi, evidentemente dev’essere considerato quello che c’è a monte…
D.
– Tra l’altro, è iniziato a Lourdes il pellegrinaggio dei rom francesi…
R.
– Io aggiungo che è una coincidenza, che migliaia di zingari da ieri si stanno dirigendo
verso Lourdes, per quello che è un pellegrinaggio tradizionale, annuale di questi
nostri fratelli e sorelle che vanno lì, a pregare la Madonna. E credo che sia bene
che ci uniamo a questa intercessione, perché la “questione-zingari” è una questione
grave per l’Europa, perché si tratta del più numeroso gruppo minoritario in Europa:
si tratta di almeno 12 milioni di persone tra cui cinque milioni di bambini che dovrebbero
andare a scuola… Sono tutte realtà importanti per l’Europa di oggi e di domani…