La Parabola del banchetto nuziale. Il Papa: Dio non si scoraggia mai nell'amore
La liturgia odierna ci presenta nel Vangelo la parabola del banchetto nuziale che
il Papa ha più volte commentato. Dio, ogni giorno, ci invita ad entrare nel suo amore,
l’unica cosa necessaria. Benedetto XVI, nelle sue catechesi, ci esorta a coltivare,
giorno dopo giorno, l’unione col Signore. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Nella parabola
del banchetto nuziale, il re fa chiamare gli invitati, ma questi rispondono con un
rifiuto, perché hanno molti impegni:
“Il re però non si scoraggia
e invia i suoi servi a cercare altri commensali per riempire la sala del suo banchetto.
Così il rifiuto dei primi ha come effetto l’estensione dell’invito a tutti, con una
predilezione speciale per i poveri e i diseredati. E’ quanto è avvenuto nel Mistero
pasquale: lo strapotere del male è sconfitto dall’onnipotenza dell’amore di Dio. Il
Signore risorto può ormai invitare tutti al banchetto della gioia pasquale, fornendo
Egli stesso ai commensali la veste nuziale, simbolo del dono gratuito della grazia
santificante”. (Omelia, 12 ottobre 2008)
Tra gli invitati, tra quelli
cioè che seguono Dio, c’è però un uomo che non indossa l’abito nuziale e il re lo
fa gettare fuori nelle tenebre. Ma che specie di abito è quello che gli manca?
"Il
vestito dell’amore … purtroppo, tra i suoi ospiti ai quali aveva donato l’abito nuovo,
la veste candida della rinascita, il re trova alcuni che non portano il vestito color
porpora del duplice amore verso Dio e verso il prossimo. In quale condizione vogliamo
accostarci alla festa del cielo, se non indossiamo l’abito nuziale – cioè l’amore,
che solo può renderci belli?… Una persona senza l’amore è buia dentro. Le tenebre
esterne, di cui parla il Vangelo, sono solo il riflesso della cecità interna del cuore”.
(Omelia, 5 aprile 2007)
Dunque, non basta dirsi cristiani per salvarsi: “Non basterà pertanto dichiararsi ‘amici’ di Cristo vantando falsi meriti:
‘Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze’
(Lc 13,26). La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con
la bontà del cuore, con l’umiltà, la mitezza e la misericordia, l’amore per la giustizia
e la verità, l’impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa,
potremmo dire, è la ‘carta d’identità’ che ci qualifica come suoi autentici ‘amici’;
questo è il ‘passaporto’ che ci permetterà di entrare nella vita eterna”. (Angelus,
26 agosto 2007)
Molti sono chiamati, pochi gli eletti, dice Gesù.
Non si tratta di privilegi – afferma il Papa - come potrebbe pensare qualcuno:
“E’
sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte di
privilegi o di sicurezze. In realtà, il messaggio di Cristo va proprio in senso opposto:
tutti possono entrare nella vita, ma per tutti la porta è ‘stretta’. Non ci sono privilegiati.
Il passaggio alla vita eterna è aperto a tutti, ma è ‘stretto’ perché è esigente,
richiede impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo”. (Angelus, 26 agosto
2007)
Dio ci invita ogni giorno alla sua festa di nozze, ma siamo
spesso presi dai nostri piccoli attaccamenti che non ci lasciano entrare nel suo infinito
amore. Di qui l’appello del Papa:
"Abbi il coraggio di osare con
Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi
il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore
puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa
ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita
di Dio non si esaurisce mai!". (Omelia, 5 dicembre 2005)