Il cordoglio del Papa per la morte di Cossiga: la testimonianza di mons. Fisichella
Si susseguono i messaggi di cordoglio e le visite alla salma di Francesco Cossiga.
Due i telegrammi in cui il Papa ha espresso le sue più sentite condoglianze: uno al
presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e l’altro ai figli dello
statista, morto ieri a 82 anni al Policlinico Gemelli di Roma, dove era stato ricoverato
in rianimazione per un insufficienza cardiorespitoria. Stamani, intorno alle 9.20,
all’arrivo del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, è stata aperta la Camera
ardente presso la Chiesa dell’Università Cattolica. Per l’ultimo saluto sono giunti,
fra gli altri, il presidente Giorgio Napolitano e i presidenti delle Camere, Renato
Schifani e Gianfranco Fini. Oggi pomeriggio arriverà anche il premier Silvio Berlusconi.
La Camera ardente resterà aperta fino alle 18 di oggi. Domani alle 10.30 saranno celebrati
i funerali, in forma privata, nella Chiesa di San Giuseppe, a Sassari. Il servizio
di Debora Donnini.
Con due telegrammi
Benedetto XVI ha voluto esprimere le sue condoglianze per la morte del presidente
emerito della Repubblica italiana Francesco Cossiga e assicurare le sue preghiere.
Nel messaggio ai figli, Anna Maria e Giuseppe, il Pontefice esprime la sua partecipazione
“al grave lutto che”, scrive, “colpisce anche l’intera Nazione italiana” e ricorda
con affetto e gratitudine “questo illustre uomo cattolico di Stato, insigne studioso
del diritto e della spiritualità cristiana” che, sottolinea il Papa, “seppe adoperarsi
con generoso impegno per la promozione del bene comune”. Nell’altro telegramma, quello
inviato al capo dello Stato, Benedetto XVI esprime ancora il suo cordoglio ricordando
Cossiga “come generoso servitore delle istituzioni” dell’Italia. Stamani, presso la
Chiesa del Policlinico Gemelli di Roma, è stata aperta la Camera ardente all’arrivo
del cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che ha pregato e benedetto
la salma. “Uno statista di spiritualità cristiana”, così ha voluto ricordarlo salutando
i figli di Cossiga cui aveva anche inviato un telegramma, dove ha espresso la sua
“sentita partecipazione al grave lutto”. Un uomo “sempre consapevole delle proprie
responsabilità e attento al perseguimento del bene comune”, ha scritto in una nota
a nome della Conferenza episcopale italiana il presidente, cardinale Angelo Bagnasco.
Tra i primi ad arrivare stamani, il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano:
“E’ un piccolo omaggio ad una grande uomo di Stato, ho salutato un amico”, ha detto.
Per un ultimo saluto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni
Letta, e i presidenti delle Camere Schifani e Fini. “Cossiga non era un uomo dei partiti,
ma delle istituzioni”, ha commentato il presidente del Senato. Evidente la commozione
di molte persone. Per dare l’ultimo saluto, anche tanti altri politici e una folla
di gente assiepata fuori dalla Chiesa. La salma è circondata da vasi di rose rosse.
A terra diverse corone di fiori fra cui quelle della regione Sardegna e del sindaco
di Sassari, dove lo statista nacque e dove saranno celebrati domani i funerali in
forma privata. Nel suo testamento Cossiga ha chiesto di non avere esequie di Stato
ma un picchetto d’onore della Brigata Sassari e che la sua bara fosse avvolta nella
bandiera italiana e in quella sarda.
Sulla figura di Cossiga ascoltiamo
la testimonianza dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e cappellano della Camera
dei Deputati, che ben conosceva il presidente emerito. L’intervista è di Federico
Piana:
R. – Penso
che rimanga nella storia del nostro Paese come la figura di un grande statista e come
un uomo dal profondo senso delle istituzioni. A questo, però, vorrei anche aggiungere
quella di un cattolico impegnato nella politica. Anche nelle lettere che sono state
rese pubbliche, il presidente Cossiga non ha mancato di esprimere il suo profondo
senso religioso e la sua fede nata e cresciuta nella Chiesa cattolica. Direi, quindi,
che egli è uno dei tanti cattolici che la nostra storia di impegno nella politica
vanta per questo Paese.
D. – Secondo lei, Francesco Cossiga cosa ha
dato all’Italia?
R. – Secondo me si può riassumere in due battute. La
prima: è stato un uomo con la passione per la politica. Non dimentichiamo quello che
Paolo VI diceva: “la politica come una forma alta di carità e di servizio della carità”.
Penso che questo Cossiga lo abbia compreso e lo abbia anche vissuto. In secondo luogo,
direi, una grande lungimiranza. Cossiga è stato un uomo lungimirante ed un politico
lungimirante, perché era un uomo di grande cultura e di profonda intelligenza, per
quanto io l’ho conosciuto. E’ stato capace, con le sue analisi, di anticipare di diversi
anni quello che noi oggi viviamo. Era uno dei rari politici con cui si poteva parlare
di cultura e di conoscenza teologica.
D. – Conoscenza teologica che
poi lo ha anche aiutato nella fede praticata, nella fede vissuta...
R.
– Cossiga è un uomo che ha vissuto la sua fede in una maniera forte e seria, direi
vivendola più che proclamandola. E’ certamente un uomo con una fede solida, così come
l’aveva ricevuta probabilmente anche dalla sua famiglia, quindi con quella forza dei
sardi che, nella loro convinzione di fede, più che dire e parlare della fede la comprendono
come realmente tale quando è vissuta.
D. – Che cosa ricorda dell’uomo
Francesco Cossiga?
R. – Colpiva, in Francesco Cossiga, la schiettezza.
Era un uomo schietto, che diceva immediatamente quello che pensava, nei colloqui privati
come quelli personali ed arrivava subito all’essenziale. Però, se posso spendere una
parola, devo dire che un’opera del presidente Cossiga che deve essere ricordata -
e che ricordo direttamente - è stato il suo impegno nel Giubileo del 2000, perché,
in quell’occasione, fece una richiesta a Papa Giovanni Paolo II, affinché Tommaso
Moro fosse elevato a patrono dei politici. Il presidente Cossiga fece questa richiesta
proprio durante il Giubileo dei politici ed oggi i politici hanno in Tommaso Moro
- un uomo che ha affrontato il martirio pur di difendere la verità e la verità della
Chiesa in maniera laica – un uomo che certamente ha difeso la verità. Oggi i politici
hanno un’immagine davanti a loro, quella di Tommaso Moro, sostenuta e voluta dal presidente
Cossiga.
D. – Cosa lascia Cossiga alla storia della Repubblica?
R.
– Per quello che mi compete, credo che lasci l’esempio di come un cattolico realmente
possa impegnarsi nella vita politica. Tante volte, in questi anni, sentiamo spesso
il richiamo alla laicità dello Stato. Lo sentiamo evocare in maniera coerente e, a
volte, anche in maniera strumentale. Io penso che Cossiga sia stato capace di poter
esprimere, con il suo impegno nella politica, l’impegno di un autentico cattolico
nelle istituzioni, nelle più alte cariche dello Stato ma senza mai venir meno nella
sua fede, nel suo impegno come cattolico impegnato nella politica, in una maniera
pienamente laica.