Serve un nuovo impegno sociale: l'appello dei vescovi del Congo per il 50.mo dell'indipendenza
“Riflettendo sulla nostra esistenza con uno spirito di fede, come ha fatto la Vergine
Maria, ci sarà possibile percorrere strade sconosciute e imprevedibili per ‘prendere
il largo’ e così andare avanti e rispondere con una adesione rinnovata a Dio e al
suo disegno d’amore”: è quanto scrivono i vescovi della Repubblica Democratica del
Congo in un messaggio sul 50.mo anniversario dell’indipendenza del Paese dal titolo
“Prendere il largo”, ispirato al versetto 4 del capitolo 5 del Vangelo di Luca. Era
il 15 agosto del 1960 quando, conquistata l’indipendenza, la repubblica del Congo
venne consacrata alla Madonna Assunta dal primo presidente Fulbert Youlou. La sua
iniziativa, spiegano i presuli, rivela le radici cristiane del Paese, che è stato
costruito sui valori del Vangelo. E se “il Congo ha vissuto, in alcuni periodi dei
suoi 50 anni di indipendenza, lunghi e dolorosi anni di guerra”, per i vescovi è il
momento per affermare "mai più questo, per chiedere perdono a Dio e per perdonarsi
a vicenda”, oltreché per prendere coscienza che sono ancora da debellare corruzione,
concussione, frodi. “In Africa siamo sempre più preoccupati dai problemi sociali”,
si legge ancora nel messaggio che evidenzia carenza di servizi sanitari e di assistenza
medica ed una scarsa educazione sociale. “Incoraggiamo gli sforzi dei nostri responsabili
per un miglioramento vigoroso delle strutture sanitarie ed educative a tutti i livelli
- affermano i vescovi – la Chiesa non può che impegnarsi a partecipare ad un tale
programma che le è familiare, attraverso la gestione di scuole e ospedali già prima
dell’indipendenza del Paese. Auspica, come nei primi tempi dell’indipendenza, di costituirsi
come partner dello Stato, in materia di educazione e di sanità pubblica, attraverso
la firma di protocolli d’intesa”. “La vera pace, quella che Gesù ci ha lasciato, si
basa sulla giustizia, si schiude nell’amore e nella riconciliazione”, prosegue il
messaggio, che sottolinea come, alla civiltà attuale, preoccupata per lo più dello
sviluppo dei beni materiali e svuotata della dimensione spirituale, è la Dottrina
sociale della Chiesa ad offrire punti di riferimento per promuovere la verità, la
libertà, la solidarietà, il rispetto della vita e del bene comune. Infine, l’esortazione
dei vescovi è a “prendere il largo”, poiché “Dio ci dona tutto, ossia la libertà del
cuore e dello spirito e la capacità di cambiare le cose, per andare avanti, al fine
di sviluppare il nostro Paese nella pace”. (T.C.)