2010-08-16 12:28:37

Cinque anni fa la morte di Frère Roger. Benedetto XVI: un testimone dell’ecumenismo della santità. La testimonianza di Frère Alois


Una vita dedicata alla riconciliazione, all’amore, alla preghiera: il 16 agosto del 2005, Frère Roger veniva ucciso a Taizé da una squilibrata durante la preghiera serale. Cinque anni dopo, l’eredità spirituale del fondatore della Comunità monastica di Taizé, “la sua testimonianza di un ecumenismo della santità – ha sottolineato il Papa, in un messaggio per l’occasione – continui ad ispirarci nel nostro cammino verso l’unità”. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

“Comunione è uno dei nomi più belli della Chiesa”: Frère Roger Schutz ha dedicato tutta la sua vita a testimoniare concretamente questa sua convinzione. Una vita messa al servizio dell’unità dei discepoli di Cristo. Quando il 20 agosto del 1940 arriva nel villaggio di Taizé, la Francia, il mondo intero è scosso dalla guerra, dalla violenza. Alla divisione, Frère Roger risponde con la preghiera, con l’amore, con il dialogo. Un’eredità quanto mai viva oggi. Una semina che ha dato molto frutto, come sottolinea Benedetto XVI:

“La sua testimonianza di fede cristiana e di dialogo ecumenico è stata un prezioso insegnamento per intere generazioni di giovani. Chiediamo al Signore che il sacrificio della sua vita contribuisca a consolidare l’impegno di pace e di solidarietà di quanti hanno a cuore il futuro dell’umanità”. (Udienza generale, 16 agosto 2006)

I giovani sono la grande sfida profetica di Frère Roger. “Andrei fino in capo al mondo se lo potessi – scriveva il monaco svizzero – per dire e ridire la mia fiducia nelle giovani generazioni”. E generazioni intere di ragazzi passano da Taizé dove vivono l’esperienza di una relazione personale con Dio. La comunità di Frère Roger riceve negli anni le visite di Madre Teresa, dell’arcivescovo di Canterbury, Ramsey, di Giovanni Paolo II. “Si passa a Taizé – afferma Karol Wojtyla – come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino”. E il cammino continua anche oggi, cinque anni dopo la morte di Frère Roger come sottolinea il suo successore alla guida di Taizé, Fratel Alois:

R. – Rendiamo grazie a Dio per la vita di Frère Roger, per l’impegno, l’unità, la riconciliazione, la pace. Abbiamo ricevuto il messaggio del Papa che ci ha toccato il cuore, soprattutto quando dice che Frère Roger ha vissuto una “testimonianza dell’ecumenismo della santità”. Noi, la comunità, vogliamo continuare su questo cammino.

D. – Ecco, l’amore, i giovani e l’ecumenismo, volendo, sono un po’ l’architrave della cittadella di Taizé...

R. – Sì, perché Frère Roger sentiva la necessità di essere vicino ai giovani. Se i giovani non trovano una relazione personale con Dio, come possiamo costruire il futuro della Chiesa?

D. – La comunità di Taizé nasce proprio come comunità di riconciliazione, in anni davvero molto difficili...

R. – Sì. Adesso siamo in un periodo molto differente, però la riconciliazione e la pace rimangono un’urgenza molto importante e vogliamo fare tutto il possibile per riunire i cristiani, tutti i battezzati, nella preghiera, attorno a Cristo che ci riunisce. C’é già una certa unità, anche se non piena, però c’è un’unità tra tutti i battezzati. Possiamo cercare delle strade per esprimerla.

D. – Quali sono le sue speranze, partendo proprio da questa ricorrenza?

R. – La nostra speranza é trovare dei cammini con tutta la Chiesa, con tutti i battezzati, per esprimere ed anticipare l’unità già esistente.

La preghiera è il cuore dell’esperienza di fede che si vive a Taizé. “La preghiera – diceva Frère Roger – non allontana dalle preoccupazioni del mondo. Al contrario non c’è nulla di più responsabile della preghiera: più si vive una preghiera umile e semplice più si è portati ad amare e a manifestarlo nella propria vita”. Una preghiera, che - come spiegava alla Radio Vaticana - trova in Cristo la fonte della riconciliazione:

“Comment pouvons-nous nous préparer ...
Come possiamo prepararci a costruire la pace e la riconciliazione in un momento in cui in tutto il mondo questa pace è minacciata dall’odio e dalla violenza? Cominciamo a sperimentare all’interno di noi stessi la pace del cuore, l’unità interiore! Oggi sta per suonare l’ora dei cristiani: dobbiamo mostrare al mondo l’essenziale, Cristo, la sorgente della riconciliazione, per costruire la pace dell’intera famiglia umana”.







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