2010-08-15 14:16:13

L'arcivescovo di Loreto: costruiamo con Maria il destino che ci porta a Dio


La Solennità dell’Assunzione di Maria è vissuta con particolare gioia a Loreto, la città marchigiana dove è custodita, secondo la tradizione, la Santa Casa di Nazareth, dove la Vergine ha ricevuto l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele. Sul significato di questa ricorrenza ascoltiamo la riflessione di mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo prelato e delegato pontificio di Loreto. L’intervista è di Isabella Piro:RealAudioMP3

R. – È una Solennità che ci ricorda che il nostro destino è in Cielo, richiama la visione di Cristo che risorge dai morti. La solennità dell’Assunzione, il dogma dell’Assunzione di Maria ci ricorda che quel destino verso il Cielo non è soltanto il destino di Dio, ma è per tutta l’umanità. Maria non solo ci dà l’esempio, ma ci apre la strada. E lei, donna, quindi parte della nostra natura umana, è ormai parte della divinità, presente in Cielo insieme con suo Figlio. È in qualche modo un’indicazione di direzione. Dopo averci mostrato come si possa vivere una vita pienamente cristiana, Maria ci fa capire qual è il destino a cui siamo diretti e quindi ci dà quella serenità e quella sicurezza che la fede ci garantisce attraverso un destino che si consuma in Dio.

D. – Sono trascorsi 60 anni da quando Pio XII proclamò il dogma dell’Assunta: a suo parere la storia ha cambiato la percezione che i fedeli hanno di Maria?

R. – Io credo di sì, perché vediamo Maria molto più vicina a noi! Ci sono stati momenti in cui il desiderio di vedere e di capire la grandezza di Maria, quindi la sua santità, l’ha in qualche modo allontanata e resa quasi irraggiungibile. Oggi, forse, noi percepiamo molto di più il senso della quotidianità nella vita di Maria, la sua semplicità, il suo essere veramente uno di noi. E il dogma dell’Assunzione ci richiama il fatto che attraverso la quotidianità di una vita semplice, vissuta nel compiere la volontà del Signore, noi stiamo costruendo, con Maria, un destino infinito, un destino che ci porta a Dio. Io credo che Maria la sentiamo molto più vicina per questo e lei stessa ci fa sentire Dio più vicino.

D. – Maria è moglie e madre. Cosa insegna alle donne di oggi, così divise tra lavoro e famiglia?

R. – Il lavoro è senz’altro una missione grande e anche importante, ma la maternità e la vita di famiglia rimangono pur sempre la cosa più bella e più importante che una persona possa fare. Mai nessuna impresa raggiungerà la bellezza e la grandezza degli ideali che sono stati trasmessi a dei figli …

D. – Il Santo Padre Benedetto XVI ricorda sempre l’importanza di affidarsi a Maria: la fiducia dei fedeli nella Vergine su cosa si basa, principalmente?

R. – Si basa sul fatto di sentirla come qualcuno che ci è vicino. Maria è l’aspetto femminile e materno della Provvidenza di Dio. È quella che è giunta più vicina alla santità del Signore, quella che ha saputo interpretare in maniera perfetta la sua vocazione cristiana. Nel vedere lei, noi ci sentiamo in qualche modo accompagnati in un cammino che non ci isola, non ci rende parte di un disegno vano. È il sentirci dire: “Lei l’ha fatto, e noi possiamo farlo con Lei”. E l’affidarci a Lei non ci allontana da Cristo, perché rimane pur sempre Maria quella che ci ha detto, nelle sue ultime parole: “Fate tutto quello che mio Figlio vi dirà!”.

D. – Come vivere, quindi, nel modo migliore la Solennità dell’Assunta?

R. – Credo che debba essere innanzitutto un tempo di grande gioia e di grande contemplazione. Non limitarsi a quello che può essere un riflettere o un pensare, ma lasciarsi andare alla contemplazione. Per una volta, guardiamo il Cielo, guardiamo la bellezza di Maria, pensiamo al dono di questa creatura e cerchiamo di lasciarci riempire da questa felicità che il Signore ci dà.







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