L'arcivescovo di Loreto: costruiamo con Maria il destino che ci porta a Dio
La Solennità dell’Assunzione di Maria è vissuta con particolare gioia a Loreto, la
città marchigiana dove è custodita, secondo la tradizione, la Santa Casa di Nazareth,
dove la Vergine ha ricevuto l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele. Sul significato di
questa ricorrenza ascoltiamo la riflessione di mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo
prelato e delegato pontificio di Loreto. L’intervista è di Isabella Piro:
R. – È una
Solennità che ci ricorda che il nostro destino è in Cielo, richiama la visione di
Cristo che risorge dai morti. La solennità dell’Assunzione, il dogma dell’Assunzione
di Maria ci ricorda che quel destino verso il Cielo non è soltanto il destino di Dio,
ma è per tutta l’umanità. Maria non solo ci dà l’esempio, ma ci apre la strada. E
lei, donna, quindi parte della nostra natura umana, è ormai parte della divinità,
presente in Cielo insieme con suo Figlio. È in qualche modo un’indicazione di direzione.
Dopo averci mostrato come si possa vivere una vita pienamente cristiana, Maria ci
fa capire qual è il destino a cui siamo diretti e quindi ci dà quella serenità e quella
sicurezza che la fede ci garantisce attraverso un destino che si consuma in Dio.
D.
– Sono trascorsi 60 anni da quando Pio XII proclamò il dogma dell’Assunta: a suo parere
la storia ha cambiato la percezione che i fedeli hanno di Maria?
R.
– Io credo di sì, perché vediamo Maria molto più vicina a noi! Ci sono stati momenti
in cui il desiderio di vedere e di capire la grandezza di Maria, quindi la sua santità,
l’ha in qualche modo allontanata e resa quasi irraggiungibile. Oggi, forse, noi percepiamo
molto di più il senso della quotidianità nella vita di Maria, la sua semplicità, il
suo essere veramente uno di noi. E il dogma dell’Assunzione ci richiama il fatto che
attraverso la quotidianità di una vita semplice, vissuta nel compiere la volontà del
Signore, noi stiamo costruendo, con Maria, un destino infinito, un destino che ci
porta a Dio. Io credo che Maria la sentiamo molto più vicina per questo e lei stessa
ci fa sentire Dio più vicino.
D. – Maria è moglie e madre. Cosa insegna
alle donne di oggi, così divise tra lavoro e famiglia?
R. – Il lavoro
è senz’altro una missione grande e anche importante, ma la maternità e la vita di
famiglia rimangono pur sempre la cosa più bella e più importante che una persona possa
fare. Mai nessuna impresa raggiungerà la bellezza e la grandezza degli ideali che
sono stati trasmessi a dei figli …
D. – Il Santo Padre Benedetto XVI
ricorda sempre l’importanza di affidarsi a Maria: la fiducia dei fedeli nella Vergine
su cosa si basa, principalmente?
R. – Si basa sul fatto di sentirla
come qualcuno che ci è vicino. Maria è l’aspetto femminile e materno della Provvidenza
di Dio. È quella che è giunta più vicina alla santità del Signore, quella che ha saputo
interpretare in maniera perfetta la sua vocazione cristiana. Nel vedere lei, noi ci
sentiamo in qualche modo accompagnati in un cammino che non ci isola, non ci rende
parte di un disegno vano. È il sentirci dire: “Lei l’ha fatto, e noi possiamo farlo
con Lei”. E l’affidarci a Lei non ci allontana da Cristo, perché rimane pur sempre
Maria quella che ci ha detto, nelle sue ultime parole: “Fate tutto quello che mio
Figlio vi dirà!”.
D. – Come vivere, quindi, nel modo migliore la Solennità
dell’Assunta?
R. – Credo che debba essere innanzitutto un tempo di grande
gioia e di grande contemplazione. Non limitarsi a quello che può essere un riflettere
o un pensare, ma lasciarsi andare alla contemplazione. Per una volta, guardiamo il
Cielo, guardiamo la bellezza di Maria, pensiamo al dono di questa creatura e cerchiamo
di lasciarci riempire da questa felicità che il Signore ci dà.