2010-08-14 13:06:21

Sudan. Il vescovo di Wau: la Chiesa, promotrice di riconciliazione nella giustizia


“Centouno giorni di preghiera per la riconciliazione in Sudan”: è l’iniziativa promossa dalla Conferenza episcopale sudanese per accompagnare il Paese nel cruciale processo di democratizzazione. Dal prossimo 21 settembre al primo gennaio in tutte le diocesi del Sudan si terranno incontri di preghiera per esortare governanti e cittadini a promuovere il bene comune e a rendere il referendum per l’indipendenza del Sud Sudan, previsto a gennaio, un momento di maturità democratica. Ma a pochi mesi dalla consultazione per l’autodeterminazione delle regioni meridionali, abitate in prevalenza da cristiani, la situazione resta molto complessa. Ascoltiamo al microfono di Michele Luppi il vescovo di Wau e presidente della Conferenza episcopale sudanese, mons. Rudolf Deng Majac:RealAudioMP3

R. - Bisogna sperare … Noi siamo gente che vive di speranza. Nelle cose temporali, però, nella politica, nelle cose sociali, bisogna anche agire, mettere in piedi strutture per realizzare accordi, obiettivi che portino alla pace.

D. - Quale ruolo ha giocato e può giocare la Chiesa in questa fase delicata della storia del Sudan?

R. - Bisogna lavorare per ridurre le tendenze negative presenti nelle persone e incoraggiare, promuovere l’amicizia, la giustizia, la fratellanza. In questo senso, noi siamo uno stimolo per la popolazione.

D. - Come vede il futuro del Sud Sudan?

R. - Purtroppo bisogna essere realisti. Ci sono zone pericolose lungo la frontiera dovute al fatto che nel sottosuolo ci sono giacimenti di petrolio che hanno provocato questa lunga storia di ingiustizia e di disuguaglianza tra i popoli del Sud e quelli del Nord. Inoltre, il governo del Sudan non si è dimostrato all’altezza della responsabilità di istituire misure di sicurezza adeguate che garantissero l’eguaglianza, la pace e la giustizia per tutti. Purtroppo, ci sono alcuni che si considerano “più sudanesi” degli altri …

D. - Crede che si stia arrivando preparati al referendum?

R. - Io penso che qualcosa inizia a muoversi: almeno nelle città, vedo e sento persone che si radunano, discutono … Ma, come dico sempre nelle omelie, bisogna iniziare con la preghiera: preghiamo affinché i nostri cuori siano puliti, liberi da sentimenti di vendetta, di ingiustizia, di corruzione, di tribalismo … Ecco: cominciamo dalla preghiera prima di iniziare a fare qualcosa! Perché bisogna fare di più!







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