Sudan. Il vescovo di Wau: la Chiesa, promotrice di riconciliazione nella giustizia
“Centouno giorni di preghiera per la riconciliazione in Sudan”: è l’iniziativa promossa
dalla Conferenza episcopale sudanese per accompagnare il Paese nel cruciale processo
di democratizzazione. Dal prossimo 21 settembre al primo gennaio in tutte le diocesi
del Sudan si terranno incontri di preghiera per esortare governanti e cittadini a
promuovere il bene comune e a rendere il referendum per l’indipendenza del Sud Sudan,
previsto a gennaio, un momento di maturità democratica. Ma a pochi mesi dalla consultazione
per l’autodeterminazione delle regioni meridionali, abitate in prevalenza da cristiani,
la situazione resta molto complessa. Ascoltiamo al microfono di Michele Luppiil vescovo di Wau e presidente della Conferenza episcopale sudanese, mons.
Rudolf Deng Majac:
R. - Bisogna
sperare … Noi siamo gente che vive di speranza. Nelle cose temporali, però, nella
politica, nelle cose sociali, bisogna anche agire, mettere in piedi strutture per
realizzare accordi, obiettivi che portino alla pace.
D. - Quale ruolo
ha giocato e può giocare la Chiesa in questa fase delicata della storia del Sudan?
R.
- Bisogna lavorare per ridurre le tendenze negative presenti nelle persone e incoraggiare,
promuovere l’amicizia, la giustizia, la fratellanza. In questo senso, noi siamo uno
stimolo per la popolazione.
D. - Come vede il futuro del Sud Sudan?
R.
- Purtroppo bisogna essere realisti. Ci sono zone pericolose lungo la frontiera dovute
al fatto che nel sottosuolo ci sono giacimenti di petrolio che hanno provocato questa
lunga storia di ingiustizia e di disuguaglianza tra i popoli del Sud e quelli del
Nord. Inoltre, il governo del Sudan non si è dimostrato all’altezza della responsabilità
di istituire misure di sicurezza adeguate che garantissero l’eguaglianza, la pace
e la giustizia per tutti. Purtroppo, ci sono alcuni che si considerano “più sudanesi”
degli altri …
D. - Crede che si stia arrivando preparati al referendum?
R.
- Io penso che qualcosa inizia a muoversi: almeno nelle città, vedo e sento persone
che si radunano, discutono … Ma, come dico sempre nelle omelie, bisogna iniziare con
la preghiera: preghiamo affinché i nostri cuori siano puliti, liberi da sentimenti
di vendetta, di ingiustizia, di corruzione, di tribalismo … Ecco: cominciamo dalla
preghiera prima di iniziare a fare qualcosa! Perché bisogna fare di più!