2010-08-14 14:44:26

Il patriarca di Antiochia Gregorios III Laham: grandi speranze dal Sinodo per il Medio Oriente


“I vescovi del Medio Oriente siano testimoni di coraggio e di ottimismo”. È l’esortazione del patriarca di Antiochia, Sua Beatitudine Gregorios III Laham, in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, in programma per ottobre. "Non bisogna perdere di vista il fatto che noi siamo la Chiesa dei martiri e della Risurrezione – ha detto il patriarca di Antiochia in un’intervista rilasciata all’Osservatore Romano - tutti gli apostoli sono stati martiri. Gesù lo ripete con insistenza: Non abbiate paura. Dobbiamo dare al nostro popolo coraggio e ottimismo”. Non ha dubbi il patriarca di Antiochia dei greco-melkiti, nel fotografare la situazione delle Chiese particolari del Medio Oriente: sono comunità che devono confrontarsi con gli stessi ostacoli posti ai primi evangelizzatori, martirio compreso. "La testimonianza più recente – ha detto - è il tragico assassinio di mons. Padovese", il vicario apostolico di Anatolia ucciso il 3 giugno scorso. Per questo chiama a raccolta tutti i fedeli cattolici e tutti i vescovi e ripete che solo l'unità potrà dare a queste comunità la forza per continuare a dare la loro necessaria testimonianza. E confida nella prossima riunione sinodale come "vera occasione di rilancio per il nostro cammino comune". Già da tempo ha iniziato a preparare la Chiesa, affidata alla sua cura pastorale, a cogliere questa che ritiene una grande opportunità. Tra le sfide urgenti, che saranno affrontate nell’ambito del Sinodo, quelle opportunamente indicate nell'Istrumentum laboris: l'emigrazione, la continuità della presenza cristiana, la pacifica convivenza con l'islam. “Dobbiamo cercare di affrontare tutto ciò insieme, cristiani e musulmani, per difendere i valori comuni a tutti i credenti – ha sottolineato il patriarca - ma la cosa più urgente è la soluzione del conflitto israelo-palestinese, che è la causa principale dei problemi, delle crisi e dei pericoli che minacciano la presenza cristiana in Medio Oriente”. E sull’importanza del Sinodo aggiunge: “questa assemblea può essere l'occasione per un nuovo esame di coscienza, per un nuovo approfondimento di temi a noi molto familiari, e anche uno strumento per far sì che i nostri fedeli prendano coscienza della loro missione e del loro ruolo nel mondo arabo a maggioranza musulmana e per esortarli anche a non emigrare”. Secondo il patriarca, è necessario rafforzare considerevolmente la collaborazione fra i cattolici, e poi con tutti i cristiani, soprattutto sul piano della pastorale dei giovani, della famiglia e delle vocazioni. Ha inoltre menzionato l’entusiasmo dei fedeli greco-melkiti cattolici per la visita di Benedetto XVI a Cipro. “Ora però – ha aggiunto - si aspettano che si rechi anche in Libano”. A proposito dell’esperienza vissuta con il Pontefice, il patriarca ha detto: “Mi ha fatto soprattutto piacere vedere che il Papa era felice, vicino ai fedeli, impressionato dalla pietà popolare maronita. È stata per me una bella esperienza anche se macchiata dalla tragedia dell'omicidio del vescovo Luigi Padovese”. Il presule sarebbe dovuto essere a Cipro, poiché era membro del Consiglio pre-sinodale incaricato della preparazione dell'assemblea speciale, in quanto rappresentante della Conferenza episcopale di Turchia, di cui era il presidente. “Siamo stati tutti colpiti e sconvolti da questa tragedia, ha concluso il patriarca; l'assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente dovrà operare molto per far sì che certe cose non si ripetano più. Per questo io dico che i pastori devono essere apostoli di ottimismo”. (A.D.G.)







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