L'arcivescovo di Osaka: apprendere la pace dagli errori del passato
Ogni anno, la Chiesa giapponese osserva dieci giorni speciali – dal 6 al 15 agosto
– di preghiera per la pace. L'arcivescovo di Osaka e presidente della Conferenza episcopale
giapponese, mons. Leo Jun Ikenaga, ha ricordato in un messaggio ripreso dall'agenzia
Asianews, che la ricorrenza segue la visita in Giappone del defunto Papa Giovanni
Paolo II nel 1981. In quell’occasione, il Pontefice fece un appello speciale per la
pace, rivolto al mondo da Hiroshima e Nagasaki. Questi dieci giorni iniziano con l’anniversario
del bombardamento atomico di Hiroshima e proseguono con quello di Nagasaki, chiudendosi
poi con la Giornata commemorativa per la fine della Seconda guerra mondiale. "È un
periodo speciale per i cattolici giapponesi - afferma il presule - per imparare a
pregare per la pace e per agire di conseguenza". A Hiroshima, Giovanni Paolo II disse
più volte: “Ricordare il passato significa dedicarsi al futuro”. "Mentre è sempre
più diffusa la richiesta di abolizione totale delle armi nucleari - sottolinea l'arcivescovo
di Osaka - a Okinawa urge il ritiro delle basi americane dal territorio". Lo scorso
maggio l’arcivescovo di Nagasaki mons. Mitsuaki Takami ha visitato gli Stati Uniti,
portando con sé la “Madonna nucleare”, ovvero la testa di una statua di Nostra Signora
trovata nelle ceneri della regione bombardata di Dragami, per chiedere la totale abolizione
delle armi nucleari. La Madonna nucleare è il simbolo delle pene delle vittime incalcolabili
di quell’attacco e di tutta la guerra. "Lo stesso Giappone - rileva mons. Leo Jun
Ikenaga - è chiamato a riflettere su quanto ha compiuto nel passato, su come, ad esempio,
siano state le politiche coloniali giapponesi e quanto abbiano danneggiato le comunità
locali". A tal riguardo, il 22 agosto si celebra il centesimo anniversario della conclusione
del Trattato di annessione nippo-coreano, un documento grazia al quale il Paese asiatico
ha colonizzato la penisola coreana. “Come giapponesi - scrivono i vescovi del Paese
- siamo chiamati ad accettare con onestà la nostra storia, che include l’invasione
violenta e la colonizzazione delle altre nazioni; dobbiamo riflettere su quanto fatto,
riflettere sugli avvenimenti e condividere i ricordi. Crediamo che facendo questo
riusciremo a non ripetere la tragedia avvenuta, impegnandoci per il futuro”. "Ammettere
con coraggio i propri fallimenti e implorare il perdono di Dio - conclude l'arcivescovo
di Osaka - non significa sminuirsi; significa anzi capire meglio la figura dell’essere
umano, come vuole Cristo. Grazie a questo, Cristo abbatterà i muri divisori dell’inimicizia
e ci guiderà a una vera riconciliazione. Preghiamo e agiamo per la pace con nuova
determinazione, una volta di più, in questi dieci giorni per la pace". (C.F.)