La crisi si abbatte sui giovani. Boeri: necessaria una riforma del mercato del lavoro
“Dialogo e comprensione reciproca” per garantire il futuro ai giovani: questi gli
intenti dell’Anno Internazionale della Gioventù indetto ieri dall’Onu. Il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nell’occasione, ha chiesto un consolidamento
degli sforzi per includere i giovani nelle politiche, nei programmi e nei processi
decisionali dei Paesi membri. Da New York, Elena Molinari:
“La crisi
economica globale ha avuto un impatto sproporzionato sui giovani. Hanno perso il lavoro,
faticano a trovare impieghi anche sottopagati e la loro possibilità di istruirsi si
è ridotta drasticamente”: con questi timori il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon
ha aperto ieri l’Anno Internazionale della Gioventù. Dodici mesi per far avanzare
il dialogo e la comprensione fra le giovani generazioni, ma soprattutto per migliorare
le condizioni di vita e le opportunità di sviluppo del miliardo e duecento milioni
di persone che hanno tra i 15 e i 24 anni. Proprio ieri, infatti, l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro, rendeva noto che la recessione ha prodotto un record nella
disoccupazione giovanile nel mondo, che ha raggiunto il livello storico di 81 milioni,
pari al 13 % dei giovani a livello globale. Secondo il rapporto Ilo esiste dunque
il pericolo di un’intera generazione perduta. Scopo dell’iniziativa lanciata ieri
dall’Onu è dunque anche quello di spingere gli Stati membri ad investire in programmi
sociali ed economici, che aiutino adolescenti e giovani, soprattutto l’ottantasette
percento che vive in Paesi in via di sviluppo e che è stato colpito ancora più duramente
dalla crisi.
Sull’aumento record della disoccupazione giovanile nel mondo
ascoltiamo il commento del prof. Tito Boeri, docente di economia all’Università
Bocconi di Milano, al microfono di Luca Collodi:
R. - Durante
le recessioni la disoccupazione giovanile tende ad aumentare perché quello che succede
è che la prima cosa che i datori di lavoro fanno è congelare le assunzioni, quindi
rendere più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro a chi si affaccia per la prima
volta, come per l’appunto i giovani. Quindi, vediamo sempre che durante le recessioni,
la disoccupazione giovanile aumenta. Tuttavia, questa volta, soprattutto in Paesi
come l’Italia, come la Spagna, come la Francia e altri Paesi con strutture del mercato
del lavoro duali, in cui c’è una parte protetta del mercato del lavoro ed un’altra
meno protetta - sono lavoratori temporanei, contratti a termine, parasubordinato,
eccetera - ecco, questa volta la crescita della disoccupazione giovanile è stata molto
più forte che in precedenti crisi e credo che sia dovuta al fatto che questa volta
non soltanto era difficile entrare nel mercato del lavoro, ma ci sono stati molti
licenziamenti di giovani che erano già sul mercato del lavoro.
D. -
Prof. Boeri, il problema è che anche l’occupazione è in calo o nella migliore delle
ipotesi l’occupazione resta ferma..
R. - Sì, questo effettivamente è
il problema più serio, soprattutto che è eredità di questa crisi, per i giovani. Noi
rischiamo di avere intere generazioni che se entrano nel mercato del lavoro, entrano
dalla porta secondaria, che non ricevono adeguata formazione in azienda, quindi, bisogna
davvero fare delle riforme importanti del mercato del lavoro, bisogna affrontare questo
nodo di fondo del dualismo del nostro mercato del lavoro, perché se non lo facciamo,
condanniamo davvero le generazioni che si affacciano oggi sul mercato del lavoro,
ad avere una carriera lavorativa molto difficile, costellata di periodi di disoccupazione.
Ovviamente bisogna pensare già adesso a quali saranno le loro pensioni future, perché
rischiano anche di avere delle pensioni molto basse: bisogna davvero, adesso, agire
sui percorsi d’ingresso nel mercato del lavoro.
D. - Un giorno leggiamo
sui giornali o ascoltiamo alla radio o in televisione che la crisi è superata e siamo
in ripresa. Il giorno dopo si legge, invece, che la crisi è dietro l’angolo e che
rischia di tornare a settembre o a ottobre. Dove sta la verità?
R. -
La verità è che c’è tantissima disinformazione sulla crisi. Credo che questo non faccia
bene ai cittadini, perché appunto li mette in una situazione di incertezza. Non è
che riempiendo i giornali di titoli promettenti, si convinca la gente a comprare di
più, credo che bisogna dare le informazioni adeguate. La situazione è grave, e chi
paga il costo di questa situazione, sono principalmente i giovani.