2010-08-13 15:16:55

La crisi si abbatte sui giovani. Boeri: necessaria una riforma del mercato del lavoro


“Dialogo e comprensione reciproca” per garantire il futuro ai giovani: questi gli intenti dell’Anno Internazionale della Gioventù indetto ieri dall’Onu. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nell’occasione, ha chiesto un consolidamento degli sforzi per includere i giovani nelle politiche, nei programmi e nei processi decisionali dei Paesi membri. Da New York, Elena Molinari:RealAudioMP3

“La crisi economica globale ha avuto un impatto sproporzionato sui giovani. Hanno perso il lavoro, faticano a trovare impieghi anche sottopagati e la loro possibilità di istruirsi si è ridotta drasticamente”: con questi timori il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha aperto ieri l’Anno Internazionale della Gioventù. Dodici mesi per far avanzare il dialogo e la comprensione fra le giovani generazioni, ma soprattutto per migliorare le condizioni di vita e le opportunità di sviluppo del miliardo e duecento milioni di persone che hanno tra i 15 e i 24 anni. Proprio ieri, infatti, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, rendeva noto che la recessione ha prodotto un record nella disoccupazione giovanile nel mondo, che ha raggiunto il livello storico di 81 milioni, pari al 13 % dei giovani a livello globale. Secondo il rapporto Ilo esiste dunque il pericolo di un’intera generazione perduta. Scopo dell’iniziativa lanciata ieri dall’Onu è dunque anche quello di spingere gli Stati membri ad investire in programmi sociali ed economici, che aiutino adolescenti e giovani, soprattutto l’ottantasette percento che vive in Paesi in via di sviluppo e che è stato colpito ancora più duramente dalla crisi.

Sull’aumento record della disoccupazione giovanile nel mondo ascoltiamo il commento del prof. Tito Boeri, docente di economia all’Università Bocconi di Milano, al microfono di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. - Durante le recessioni la disoccupazione giovanile tende ad aumentare perché quello che succede è che la prima cosa che i datori di lavoro fanno è congelare le assunzioni, quindi rendere più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro a chi si affaccia per la prima volta, come per l’appunto i giovani. Quindi, vediamo sempre che durante le recessioni, la disoccupazione giovanile aumenta. Tuttavia, questa volta, soprattutto in Paesi come l’Italia, come la Spagna, come la Francia e altri Paesi con strutture del mercato del lavoro duali, in cui c’è una parte protetta del mercato del lavoro ed un’altra meno protetta - sono lavoratori temporanei, contratti a termine, parasubordinato, eccetera - ecco, questa volta la crescita della disoccupazione giovanile è stata molto più forte che in precedenti crisi e credo che sia dovuta al fatto che questa volta non soltanto era difficile entrare nel mercato del lavoro, ma ci sono stati molti licenziamenti di giovani che erano già sul mercato del lavoro.

D. - Prof. Boeri, il problema è che anche l’occupazione è in calo o nella migliore delle ipotesi l’occupazione resta ferma..

R. - Sì, questo effettivamente è il problema più serio, soprattutto che è eredità di questa crisi, per i giovani. Noi rischiamo di avere intere generazioni che se entrano nel mercato del lavoro, entrano dalla porta secondaria, che non ricevono adeguata formazione in azienda, quindi, bisogna davvero fare delle riforme importanti del mercato del lavoro, bisogna affrontare questo nodo di fondo del dualismo del nostro mercato del lavoro, perché se non lo facciamo, condanniamo davvero le generazioni che si affacciano oggi sul mercato del lavoro, ad avere una carriera lavorativa molto difficile, costellata di periodi di disoccupazione. Ovviamente bisogna pensare già adesso a quali saranno le loro pensioni future, perché rischiano anche di avere delle pensioni molto basse: bisogna davvero, adesso, agire sui percorsi d’ingresso nel mercato del lavoro.

D. - Un giorno leggiamo sui giornali o ascoltiamo alla radio o in televisione che la crisi è superata e siamo in ripresa. Il giorno dopo si legge, invece, che la crisi è dietro l’angolo e che rischia di tornare a settembre o a ottobre. Dove sta la verità?

R. - La verità è che c’è tantissima disinformazione sulla crisi. Credo che questo non faccia bene ai cittadini, perché appunto li mette in una situazione di incertezza. Non è che riempiendo i giornali di titoli promettenti, si convinca la gente a comprare di più, credo che bisogna dare le informazioni adeguate. La situazione è grave, e chi paga il costo di questa situazione, sono principalmente i giovani.







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