2010-08-12 14:43:59

Russia: opposizione in piazza per l'emergenza incendi


Opposizione russa in piazza nel tardo pomeriggio per chiedere le dimissioni del sindaco di Mosca, Iuri Luzhkov, ma anche quelle del governo guidato dal premier Vladimir Putin, accusati di non aver saputo affrontare adeguatamente l'emergenza caldo e incendi, che sta affliggendo da tempo la Russia europea. L'iniziativa è stata vietata dal Comune con il pretesto che nella piazza di fronte al municipio c'è un monumento storico, quello a Iuri Dolgoruki, il leggendario principe fondatore di Mosca. Da parte sua, il leader del Cremlino Dmitri Medvedev ha revocato lo stato di emergenza in tre delle sette regioni colpite dagli incendi. Il servizio di Fausta Speranza. RealAudioMP3

Uno dei gruppi dell’opposizione, l’associazione Solidarnost, punta il dito contro Putin, ricordando la sua controversa riforma del codice forestale nel 2007 che – dicono - ha cancellato la guardia forestale e il sistema centralizzato di controllo anti-incendio delle foreste. Putin è già stato contestato, anche in modo aggressivo, in alcuni incontri avuti con le popolazioni colpite dai roghi. L'opposizione, finora censurata dai media, in particolare dalle tv di Stato, chiede il ritorno all'elezione dei governatori, ora nominati direttamente dal Cremlino e quindi – si dice - sottratti al principio della responsabilità di fronte alla popolazione. Guardando a Mosca oggi, la nuvola di fumo sembra dissipata ma resta una forte carenza di ossigeno: quasi 4 volte (3,7) al di sotto della soglia abituale. Per quanto riguarda gli incendi, che finora hanno divorato oltre un milione (1,1) di ettari di foreste, secondo il ministero delle Risorse Naturali, il numero complessivo dei roghi è passato da 578 a 545, ma gli incendi importanti sono saliti da 100 a 107. Resta critica la situazione a Sarov, 500 km a est di Mosca, dove il traffico ferroviario è stato interrotto per combattere le fiamme che minacciano il centro di ricerca nucleare militare. Le autorità russe intervengono per assicurare che il livello di radioattività nel Paese non ha superato la norma con gli incendi boschivi, neppure nelle zone contaminate dall'incidente nucleare di Cernobyl. L'allarme era stato lanciato ieri dall'agenzia federale per il servizio di sorveglianza forestale, che aveva rivelato come incendi avessero colpito sin da metà luglio le zone contaminate da Cernobyl, in particolare nella regione sudoccidentale di Bransk, al confine con l'Ucraina. E purtroppo si segnala oggi che anche al di là del confine, in territorio ucraino, sono in fiamme almeno due ettari di territorio: si tratta della località di Sosnivka, che sta a 60 km a nord di Kiev e a 60 km a sud dalla centrale di Cernobyl.

La Casa Bianca ribadisce il ritiro delle truppe in Iraq entro la fine 2011
Il ritiro delle truppe americane in Iraq dopo la fine del 2011 sarà pressochè totale. Lo ha chiarito l’alto funzionario della Casa Bianca, Anthony Blinken, dichiarando che dopo il 2011 “l’Iraq dovrà fare da solo, perché nel Paese resteranno al massimo alcune decine di soldati a protezione dell’Ambasciata”. Blinken ha inoltre ribadito che in Iraq l’impegno degli Stati Uniti sarà invariato per quanto riguarda le attività di addestramento, di sicurezza e vendita di equipaggiamento, ma entro il 31 agosto si ritireranno secondo le previsioni. Il capo dell’esercito iracheno Babaker Zebari afferma che l’Iraq non è pronto al ritiro degli Usa nel 2011, perché l’addestramento del suo corpo armato sarà completato solo nel 2020. “Se i politici me lo chiedessero - dichiara Zebari - direi loro che gli americani devono restare fino a quando l’esercito dell’Iraq non sarà pronto.”

Marocco: smantellata una cellula di 18 terroristi, pianificava attacchi
Il ministero degli Interni marocchino ha annunciato di aver smantellato un gruppo di 18 uomini sospettati di organizzare attentati contro gli interessi nazionali e stranieri in Marocco. In una nota diffusa dal ministero, si legge che tre dei 18 membri della “cellula terroristica” sono ex detenuti già condannati per coinvolgimento in fatti di terrorismo. Dopo gli attentati di Casablanca del 16 maggio 2003, erano stati oltre duemila i terroristi di ispirazione islamica, arrestati e processati in Marocco.

Israele: inchiesta sul blitz della marina alla flottiglia di attivisti filopalestinesi
L'Alta Corte di Giustizia di Israele, che funge anche da Corte Suprema, ha imposto oggi allo Stato di discutere entro il 29 agosto l'inclusione di almeno una donna al fianco dei cinque membri della Commissione di inchiesta sul mortale blitz della marina alla flottiglia di attivisti filopalestinesi, il 31 maggio scorso. Durante il blitz nove passeggeri della nave turca Mavi Marmara furono uccisi. L'ordine della Corte è stato emesso dopo la risposta del premier che aveva detto al tribunale “di non ritenere giustificata una nuova discussione sull'argomento in seno al governo”. Anche il presidente della commissione, l'ex giudice dalla Corte Suprema Yaacov Tyrkel, aveva espresso il parere che l'aggiunta di una donna in questa fase dei lavori, dopo le deposizioni del premier, del ministro della Difesa e del capo di Stato maggiore, avrebbe solo rallentato l'operato della commissione. L'Alta Corte di Giustizia ha stabilito al tempo stesso che l'ordine sarà revocato se lo Stato dimostrerà di essersi rivolto ad almeno cinque donne, entro i limiti di tempo stabiliti, ricevendo da queste una risposta negativa. Nel frattempo la commissione potrà continuare i lavori. La decisione della Corte giunge dopo un ricorso di organizzazioni femministe israeliane che avevano chiesto l'inclusione di almeno una donna nella commissione in nome del principio dell'eguaglianza tra i sessi.

Comitato dell’Onu sulla discriminazione razziale in Australia
Dopo le accuse di violazione di diritti umani contro aborigeni e richiedenti asilo da parte delle organizzazioni non governative, l’Australia è comparsa a Ginevra davanti al Comitato dell’Onu sull’eliminazione delle discriminazione razziale. Il Comitato ha suggerito che l’Australia concluda un trattato con la popolazione indigena che assicuri l’aderenza ai suoi impegni sui diritti umani. Il comitato ha poi espresso preoccupazione per la prosecuzione dell’intervento federale, che per oltre due anni ha imposto restrizioni sull’impiego dei sussidi sociali e sospeso le norme antidiscriminazione nelle remote comunità aborigene. Sotto esame anche il trattamento dei profughi provenienti da Sri Lanka e Afghanistan e la discriminazione contro i richiedenti asilo che arrivano via mare, rinchiusi in centri di detenzione. L’ambasciatore australiano presso l’Onu, Peter Woolcott, ha identificato, da quando il governo laburista è stato eletto nel 2007, una serie di sviluppi significativi in materia di affari indigeni e di accoglienza dei profughi.

Critiche dal Comitato Onu alla Francia: sotto accusa alcune norme di sicurezza
Il Comitato dell'Onu per l'eliminazione delle discriminazioni razziali (Cerd), nel suo rapporto di valutazione, ha criticato le posizioni del governo francese in materia di sicurezza, per quanto riguarda in particolare il trattamento riservato a rom e nomadi e l'ipotesi di revocare la cittadinanza agli stranieri naturalizzati che si macchiano di crimini contro l'incolumità delle forze dell'ordine. La situazione, sottolineano gli esperti del Cerd, è ancora più preoccupante perchè queste affermazioni “problematiche” da parte dei leader politici francesi arrivano in un momento in cui nel Paese emerge “una recrudescenza notevole di razzismo e xenofobia”. “Quel che manca in Francia - ha sintetizzato il relatore del rapporto, l'americano Pierre-Richard Prosper - è una vera volontà politica” di lottare contro le discriminazioni. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e di Elisa Castellucci)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 224

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