Record di giovani disoccupati nel mondo. In frenata l’economia di Usa, Cina e Ue
L’Organizzazione internazionale del lavoro lancia l’allarme: la disoccupazione giovanile
nel mondo ha raggiunto il record storico negativo del 13,1%. Il numero dei giovani
disoccupati è aumentato di circa 8 milioni, superando gli 81 milioni complessivi:
le donne hanno più difficoltà a trovare lavoro rispetto agli uomini. Intanto, dopo
i dati negativi negli Stati Uniti e in Cina, giunge la notizia che anche l’economia
dell’Europa è in frenata: per la Banca Centrale Europea la ripresa registra un rallentamento
nella zona dell’euro a causa di disoccupazione e aggiustamento dei bilanci, mentre
l’inflazione torna a salire. Su questi dati ascoltiamo il commento dell’economista
Giacomo Vaciago, docente alla Cattolica di Milano, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – Sono
tre realtà molto diverse. La Cina esce da un boom incredibile nei dodici mesi precedenti
e la frenata l’ha fatta il governo cinese, perché l’economia si surriscaldava, quindi
è paradossalmente una frenata voluta. L’America non riesce a ripartire: gli Stati
Uniti sono un’economia trascinata dai consumi e finché non si riassorbe la disoccupazione,
creata da aziende che hanno risanato i loro conti licenziando, farà difficoltà a rilanciarsi;
quindi, paradossalmente le aziende americane fanno profitti, ma l’economia non cresce
perché la domanda interna con alta disoccupazione è frenata. L’Europa è una realtà
ancora diversa. Italia e Germania, in particolare, stanno esportando molto in tutto
il mondo e quindi le nostre aziende stanno migliorando molto. Non avendo licenziato
tanto, abbiamo scaricato l’aggiustamento in Europa sui giovani, non abbiamo assunto
i giovani e abbiamo lasciato molti precari senza lavoro. Quindi, l’Europa è una terza
realtà. Abbiamo un problema di giovani disoccupati che non trovano lavoro, sono stati
protetti i loro genitori e la famiglia ha ridistribuito reddito perché la cassa integrazione
e tutte le protezioni dei lavoratori già assunti hanno funzionato nel Wellfare europeo,
sia in Italia, sia in Germania e negli altri Paesi europei: quindi, abbiamo una crescita
modesta anche noi, però le nostre migliori aziende vanno già bene.
D.
– Che fare per dare speranza ai giovani?
R. – Bisogna riformare il mercato
del lavoro dando un’egual protezione indipendentemente dall’età, altrimenti la protezione
che va ai padri, è tolta ai figli. Questo è il dramma italiano, ma tutta l’Europa
è un po’ così. In Italia pochi operai di 50 anni hanno perso il posto, ma i loro figli
sì. Bisogna riformare il mercato del lavoro, garantendo che la protezione sia uniforme,
sennò appunto, poi tocca ai genitori mantenere i figli di 30 anni disoccupati.
D.
– Quali prospettive per una ripresa definitiva?
R. – Abbiamo una grande
montagna di debiti, fatta negli anni scorsi: troppi debiti, sia dell’economia privata,
soprattutto in America, sia nelle economie pubbliche, soprattutto in Europa. Quindi
bisogna privilegiare il risparmio e la crescita, risparmiare, investire, consentire
alla gente di partecipare ai benefici del loro risparmio e man mano smaltire i vecchi
debiti consolidando questa montagna, come si fa nei dopoguerra. E, di fatto, è stata
una guerra economica quella che tutti abbiamo perso in questi anni. C’è questa montagna
di debito pubblico, che sta lì, incombe su di noi minacciosa: va consolidata in maniera
tale che non ce la dimentichiamo, ma certamente occorre gestirla nei prossimi 20 anni
e non in tre anni.