2010-08-11 12:37:56

Orissa: due sorelle, vittime dei pogrom anti-cristiani, rapite e schiavizzate


Attirate a Nuova Delhi per un lavoro e poi vendute come schiave e costrette a subire violenze e stupri. È la drammatica storia di due sorelle appartenenti ad una delle famiglie vittime dei pogrom anticristiani avvenuti nello Stato indiano dell’Orissa nell’agosto del 2008. Il caso è emerso ieri in seguito della liberazione di una delle due ragazze nel quartiere di Rohini (Delhi) grazie all’intervento della polizia, del network Human Rights Law e grazie alla All India Christian Council. Secondo quanto riferisce AsiaNews, la ragazza ha raccontato che lei e sua sorella di 19 anni sono state attirate nella capitale con la promessa di ricevere un lavoro. L’invito è venuto da una donna di Kandhamal (Orissa) che loro conoscevano e che sapeva della situazione di povertà in cui vive la famiglia della ragazza. La giovane e sua sorella, insieme a altre due sorelle, sono state portare a Delhi lo scorso dicembre 2009 e vendute a un trafficante di nome Sakhi Maid Beuro, nel villaggio di Ratala. Il trafficante l’ha tenuta per sei giorni molestandola e abusando di lei. La ragazza afferma che la sorella e le altre due hanno subito lo stesso trattamento. In seguito è stata trasferita in una casa a Rohini dove ha fatto la domestica e dove alcuni membri della famiglia hanno cercato di continuo di violentarla. Il trafficante diceva che egli ritirava lo stipendio per il suo servizio e lo mandava a Kandhamal, alla mamma, una donna povera e analfabeta, che vive nella foresta, anche lei vittima delle violenze anti-cristiane. Ma è stata proprio la madre a mettere in guardia l’All India Christian Council per poi raggiungere Delhi e liberare le figlie. Al momento solo una delle ragazze è tornata in libertà, dell’altra non si ha ancora traccia. C’è inoltre molto sconforto per l’atteggiamento assunto dalla polizia che non ha accettato la denuncia della ragazza perché il referto medico non parla di stupro. Il gruppo che ha liberato la giovane ha quindi deciso di ricorrere al tribunale. (M.G.)







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