A New York, prima riunione della Commissione Onu sul blitz israeliano contro la flottiglia
pro Gaza
Per la prima volta oggi a New York si riunisce la Commissione d'inchiesta internazionale,
voluta dall’Onu e incaricata di far luce sul blitz israeliano alla flottiglia pro
Gaza di fine maggio, costato la vita a nove persone. A Gerusalemme, intanto, è cominciato
anche il lavoro della commissione istituita, sulla vicenda, dallo Stato ebraico: ieri
è stato ascoltato il premier israeliano Netanyahu, oggi il ministro della Difesa Barak.
Rimane però il giallo sull’eventuale deposizione al Palazzo di Vetro dei soldati che
parteciparono all’azione contro la nave turca Mavi Marmara: sulla questione, le Nazioni
Unite paiono favorevoli, mentre Netanyahu ha fatto sapere che non permetterà ai militari
di riferire alla commissione d’inchiesta dell'Onu. Sulle funzioni del gruppo nominato
dalle Nazioni Unite, Giada Aquilino ha intervistato Giorgio Bernardelli,
esperto di questioni mediorientali:
R. – E’ importante
a livello politico il fatto che questa vicenda arrivi alle Nazioni Unite. Conta molto
di meno, però, dal punto di vista giuridico. Non è come quella di Goldstone, che indagò
sulle operazioni a Gaza, nella guerra dell’inizio 2009. Il mandato di questa Commissione
ristretta è molto più blando.
D. – Di fatto che competenze può avere
questa Commissione?
R. – Viene incaricata sostanzialmente di esaminare
i risultati delle due Commissioni indipendenti, che stanno lavorando sia in Israele
sia in Turchia. E sulla base dei rapporti stilati, tale Commissione potrà poi chiedere
ai rispettivi governi ulteriori istruzioni. Come si capisce, una Commissione d’inchiesta
del genere giuridicamente è molto debole, nel senso che non ha un mandato preciso
per condurre indagini per conto proprio. Nonostante ciò, è importante anche per quello
che sta succedendo parallelamente con le due Commissioni d’inchiesta, in particolare
in Israele. Quella dello Stato ebraico è guidata da un ex giudice della Corte Suprema,
Jacob Turkel, che proprio in questi giorni sta raccogliendo testimonianze, deposizioni.
Ieri ha deposto Netanyahu, oggi è stata la volta di Barak. Inizialmente, anche per
questa Commissione d’inchiesta il mandato era molto ristretto, si parlava solo genericamente
di esaminare se l’operato dell’esercito israeliano fosse in accordo con la legalità
internazionale, ma il capo di questa Commissione ha ottenuto di poter fare degli interrogatori,
di sentire delle deposizioni.
D. – Alla Commissione Onu, quanto è importante
che vengano ascoltati anche i militari israeliani, che parteciparono al blitz? Su
questo punto ci sono posizioni diverse…
R. – Credo che sia molto difficile
che vengano ascoltati i militari israeliani che parteciparono al blitz, appunto per
il mandato ristretto. Questa è una Commissione composta da quattro membri, che sono
l’ex premier neozelandese Palmer, l’ex presidente della Colombia Uribe, un rappresentante
d’Israele e un rappresentante della Turchia. Già da questa composizione si capisce
che questo non è un tribunale, non c’è un giurista a presiederla. Quindi, credo che
sia molto difficile che alla fine questi soldati vengano ascoltati. Ma non è un fatto
meno importante perché, al di là di quella che è la vicenda dell’esito drammatico
dell’assalto alla Freedom Flottiglia, il vero nodo della questione ora è l’embargo
a Gaza. C’è stato un alleggerimento che è stato annunciato da Israele sull’onda della
pressione internazionale; si tratta di un allentamento, che comunque è ancora molto
parziale. Entrano più beni di prima necessità rispetto ai mesi scorsi, ma non siamo
certamente ancora ad una situazione di normalità a Gaza.