2010-08-09 08:20:54

L'arcivescovo di Nagasaki: le potenze nucleari non vogliono rinunciare all'atomica


La città di Nagasaki, nel Giappone meridionale, ha celebrato oggi il 65.mo anniversario dallo scoppio della seconda bomba atomica della storia, tre giorni dopo quella di Hiroshima, con il sindaco della città che ha rilanciato il forte impegno per il disarmo nucleare e criticato duramente il governo nipponico per la sua "ambiguità" sul tema. Nel Parco della Pace di Nagasaki, epicentro dell'esplosione atomica che incenerì la città, si sono raccolte oltre 6.000 persone con inviati da 32 Paesi, tra cui Israele, Pakistan e Russia, con la prima presenza assoluta di Francia e Gran Bretagna e l'assenza degli Stati Uniti, che erano stati rappresentati dall'ambasciatore in Sol Levante John Roos nella cerimonia di Hiroshima. Il servizio di Giuseppe D’Amato:RealAudioMP3

Le celebrazioni per i 65 anni dei due bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki sono ormai conclusi. Le autorità giapponesi danno un giudizio positivo sul loro esito. Finalmente gli Stati Uniti hanno inviato un loro rappresentante ufficiale. È venuto il momento di tentare di cicatrizzare una ferita che da troppo tempo sanguina. I sindaci di Hiroshima e Nagasaki, da sempre voci autorevoli contro la proliferazione nucleare a livello mondiale, invitano la comunità internazionale a fare di più per il disarmo. Siamo però sulla via giusta: si tenta la difficile strada dell’abolizione delle armi nucleari. I cattolici di Nagasaki hanno un posto di rilievo in questa battaglia. Ne abbiamo parlato con l’arcivescovo della città, mons. Mitsuaki Takami, che in aprile e maggio portò in pellegrinaggio la statua della Madonna bombardata, in udienza da Papa Benedetto XVI, in Spagna e, negli Stati Uniti, al Palazzo di Vetro:

R. – Noi preghiamo per le vittime della bomba e insistiamo perché non si faccia più la guerra, non ci sia più la violenza e si faccia di tutto per avere la pace.

D. – Recentemente lei ha dichiarato che l’abrogazione delle armi atomiche non sta procedendo come previsto...

R. – Tutti i grandi Paesi che hanno queste armi nucleari non vogliono più abbandonarle. Dicono che ne hanno bisogno per avere la pace. Io non capisco questa logica. Dobbiamo fare qualcosa.








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