Oltre cinque milioni di rwandesi si sono recati oggi alle urne per le elezioni presidenziali,
le seconde dai tempi del genocidio del 1994. Nettamente favorito nei sondaggi il presidente
uscente Paul Kagame, apprezzato in ambito internazionale per i progressi del Paese,
ma fortemente criticato dall’opposizione interna che lo accusa di non essere sufficientemente
democratico. Ad Angelo Inzòli, giornalista esperto di questioni africane, Stefano
Leszczynski ha chiesto quali siano le ragioni del successo raggiunto dal presidente
Kagame:
R. - Kagame
ha posto come una delle priorità, favorire una riconciliazione del Paese, cercando
di trovare un sistema, sistema anche locale, per cercare di portare un minimo di giustizia
in un Paese che è stato chiaramente trasformato tragicamente dagli eventi. Il secondo
aspetto è quello del rilancio economico, che è forse l’aspetto che più colpisce chi
visita il Rwanda, che è un Paese che non solo ha una crescita del sei percento annuo
dal 2001, ma è un Paese che ha fatto dei passi avanti incredibili su alcuni aspetti,
come può essere quello delle nuove tecnologie, come può essere quello del rilancio
del sistema bancario, come il rilancio delle imprese locali, l’arrivo di nuovi investimenti...
D.
- Ecco di fronte a questi aspetti positivi, poi spesso ci sono dubbi per quanto riguarda
il completo sviluppo democratico…
R. - Ed é il tallone d’Achille. Si
respira un clima di grosso controllo da parte della politica. Recentemente ci sono
stati anche degli assassinii - come purtroppo ci sono in tutti i Paesi come il Rwanda,
il Burundi, il Congo - di giornalisti ed anche candidati alle elezioni. E’ certamente
un Paese che sta seguendo una specie di cammino a marce forzate verso la democrazia.
Kagame è un uomo che ha un polso di ferro, è un uomo che è convinto che un rinnovamento
del Paese è possibile solo avendo un controllo molto forte e poi, probabilmente, c’è
tutto un sistema attorno a Kagame che rende questo inquadramento a volte al limite
con un regime.
D. - Tra l’altro, molti Paesi africani, in questi giorni,
festeggiano il 50.mo anniversario dell’indipendenza. Quanto possono essere forti,
ancora, le influenze straniere in un Paese instabile come il Rwanda?
R.
- Sono determinanti, solo che il Rwanda ha una storia straordinaria: Kagame ha spostato
il baricentro, a livello di politica internazionale rwandese, dal mondo francofono
- quindi da un rapporto privilegiato con la Francia - al mondo anglofono, con un rapporto
perciò privilegiato con gli Stati Uniti.