Alluvioni e incendi in Asia ed Europa: allarme per i cambiamenti climatici
Centinaia di morti, milioni di sfollati, danni incalcolabili: sono le drammatiche
conseguenze di alluvioni e incendi che in questi giorni stanno colpendo varie regioni
dell'Asia e dell'Europa, mentre nell'America del Sud un'ondata di gelo ha causato
al morte di decine di bambini. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Alluvioni
alimentate da piogge monsoniche flagellano il Pakistan, dove le inondazioni hanno
provocato la morte di oltre 1.500 persone. Gli sfollati sono oltre due milioni e frane
e smottamenti rendono ancora più difficili le operazioni di soccorso. La marea di
acqua e fango ha devastato anche la regione indiana del Ladakh, al confine con il
Pakistan. Il bilancio, ancora provvisorio, è di 150 morti. Sono poi almeno 127 le
vittime di frane e inondazioni nella provincia nord occidentale del Guansu, in Cina.
Forti piogge e alluvioni hanno causato almeno 15 morti e migliaia di sfollati anche
in Europa centrale. I Paesi più colpiti sono Germania, Polonia e Repubblica Ceca.
Un altro dramma, quello degli incendi, continua a devastare diverse regioni della
Russia. Letemperature superano i 40 gradie
il tasso di mortalità giornaliero di Mosca è quasi raddoppiato da quando la città
è avvolta dalla coltre di fumo provocata dai roghi. E’ invece la morsa del freddo
ad aver provocato nei giorni scorsi decine di morti in Sud America. Almeno 42 bambini
sono deceduti in Perù e temperature estremamente basse sono state registrate in diversi
Paesi, tra cui Brasile, Bolivia, Cile e Paraguay. Secondo diversi esperti il surriscaldamento
climatico può essere infine una delle cause di un altro straordinario fenomeno: un’enorme
isola di ghiaccio, grande quattro volte Manhattan, si è staccata da uno dei principali
ghiacciai della Groenlandia e si sta spostando verso gli Stretti di Nares, a
circa mille chilometri a sud del Polo Nord.
La frequenza e l’intensità
di alluvioni, incendi ed emergenze climatiche sollevano numerosi interrogativi. E’
possibile, in particolare, stabilire un nesso comune tra questi fenomeni? Luca
Collodi lo ha chiesto a Giampiero Maracchi, direttore dell'Istituto di
Biometeorologia del Cnr di Firenze:
R. - Il cambiamento
del clima, che si esplicita con maggior temperature di superficie dei mari e quindi
con una maggior quantità di energia in circolazione, è responsabile di tutti gli eventi
estremi. In particolare, è responsabile di questi due: sia le temperature molto elevate,
dovute al fatto che l’aria calda che sale dall’Equatore si estende molto più a nord
che nel passato e sia per l’altro aspetto, relativo all’intensità delle piogge. Molta
energia significa anche intensità dei fenomeni, in particolar modo quando ci sono
appunto delle precipitazioni. Quindi i due fenomeni, e le alte temperature a Mosca
che hanno poi, come conseguenza, quella di facilitare gli incendi, e le inondazioni
nel centro-Europa, purtroppo sono ormai un film già visto spesso negli ultimi 15 anni
- o anche addirittura 20 - su tutto il pianeta.
D. - Quindi lei ci dice
che l’effetto serra è una realtà…
R. - L’effetto serra si misura, perché
si misura l’aumento della temperatura della superficie degli oceani, si misurano gli
eventi che sono accaduti in questi 20 anni. Dal 1990 in poi, rispetto alla media 1960-1990,
questi eventi di carattere meteorologico sono da sette a dieci volte più frequenti
di quanto non fossero nel passato e gli esborsi dovuti agli indennizzi che le grandi
compagnie dovranno pagare sono esattamente dieci volte maggiori rispetto a quelli
del passato.
D. - Quindi potremmo dire che sono cambiate le caratteristiche
delle masse d’aria, delle correnti…
R. - Sostanzialmente sì. C’è, tendenzialmente,
una maggiore quantità di energia e gli eventi meteorologici sono tutti basati sull’energia.
Inoltre perché, com’é successo in questi giorni anche in Europa, si è creato un cuneo
di aria fredda proveniente dall’Atlantico che ha poi incontrato la stessa aria calda
che arriva ancora fino a Mosca, incontro che ha determinato poi queste piogge così
intense. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
A destare grande
preoccupazione è in particolare l’avanzata, in Russia, di roghi e incendi che ormai
lambiscono anche siti nucleari e centrali elettriche. La situazione resta molto difficile
soprattutto nella capitale come sottolinea al microfono di Luca Collodi il vicario
generale dell'arcidiocesi della “Madre di Dio” a Mosca, mons. Sergej Stanislavovic
Timashov:
R. - La
situazione è abbastanza difficile, ancora c’è il fumo, la visibilità è molto scarsa
e in più c’è la presenza, molto forte, di monossido di carbonio. Tutto il fumo va
verso Mosca, se cambia il vento avremo un miglioramento.
D. – Questi
incendi sono frutto dei cambiamenti climatici o c’è anche la mano della criminalità
organizzata?
R. – In questo momento non sembra ci sia la mano della
criminalità organizzata; piuttosto pare ci siano stati dei gruppi che hanno acceso
dei fuochi nei boschi. Sembra però non si sia trattato di atti criminali quanto piuttosto
di negligenza. Innanzi tutto è la grande siccità perché è da due mesi che non piove
nella parte europea della Russia.
D. – I contadini nelle campagne russe
hanno la consapevolezza di non poter lavorare più in modo tradizionale, ma di dover
stare attenti anche per il rischio poi di appiccare fuochi?
R. – La
preoccupazione principale in questi giorni è quella di conservare le proprie case,
non quella di lavorare nei campi.