L'impegno dell'Associazione Rondine per promuovere la pace in Caucaso
Si è chiuso nei giorni scorsi ad Ankara, in Turchia, il “viaggio di amicizia” intrapreso
dall’Associazione Rondine Cittadella della Pace per promuovere i 14 punti per la pace
nel Caucaso. Ma perché è stata promossa una simile iniziativa in favore del Caucaso?
Risponde al microfono di Luca Collodi ilpresidente dell’associazione
Rondine Franco Vaccari:
R. – Intanto,
come sempre si dice, è una regione dimenticata, cioè una parte che ritorna alla ribalta
nei giornali e nelle prime pagine solo a seconda di quanto sangue scorra in quella
terra. Invece si vede che ci sono società in grande movimento, ci sono contraddizioni
fortissime, c’è una grandissima voglia di Europa, a cui forse non corrisponde altrettanta
attenzione da parte europea. Società in grande trasformazione, in fermento, dove c’è
una gioventù meravigliosa che attende però di uscire da quelle terre e di incontrare
i nostri mondi culturali, per poter essere protagonisti del loro futuro.
D.
– Che cosa avete riportato a casa?
R. – Certamente grande
attenzione, grande favore...
D. – Che cosa avete proposto
voi come Rondine?
R. – La via dell’educazione, la via
dei giovani e delle nuove generazioni. C’è un diritto dei giovani di vivere il proprio
futuro. Non si può scippare il futuro alle nuove generazioni. Allora, anche nei luoghi
di conflitto e di guerra, come nell’Abkhazia, nell’Ossezia del Sud, nel Nagorno Karabakh,
questi giovani hanno diritto di poter sviluppare il loro futuro. Questa è un’azione
che è stata riconosciuta. Quindi, noi non entriamo dentro alle questioni politiche,
non decidiamo nulla – siamo nulla in questo senso – però siamo qui per la voce dei
giovani, perché se c’è una risorsa da mettere in campo per uscire dall’attuale situazione
di conflitto è il sogno delle future generazioni. E questo ci è stato riconosciuto.
Abbiamo siglato tanti accordi con tutte le autorità accademiche e politiche, perché
Rondine abbia la possibilità di accogliere dai territori di conflitto giovani, universitari
o neo laureati, che possano diventare le punte avanzate delle classi dirigenti caucasiche
del futuro.
D. – Voi avete chiuso questo viaggio in
Turchia, incontrando addirittura il Patriarca Bartolomeo I e anche il vice muftì ad
Istanbul, e avete coinvolto due elementi religiosi, gli ortodossi e gli islamici,
in questo percorso di pace nel Caucaso, perché?
R.
– Bartolomeo I, che è una persona straordinaria, ha chiesto immediatamente di poter
entrare addirittura come uno degli elementi che garantiscono una selezione alta dei
giovani che verranno a Rondine dalla Turchia. Quindi si è come costituito una sorta
di filo, tra Roma e Costantinopoli. Poi, l’incontro con il vice muftì, che è stato
formidabile, per come ha compreso l’esperienza di Rondine e per come ha salutato questa
attenzione. Perché sappiamo che la Turchia sta giocando un ruolo grandissimo. E’ un
punto di equilibrio e di forti tensioni, dove si mescolano elementi occidentali europei
con elementi asiatici; c’è il mondo musulmano in fermento. Proprio questo impegno
con una prospettiva di dialogo che apra e responsabilizzi questa terra al ruolo che
può giocare, anche nei conflitti del Caucaso, ci è sembrato sia stato molto apprezzato.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)