Giovani in missione in Zambia ad agosto: un'iniziativa della Cei
Formazione, incontro, scambio, conoscenza, crescita cristiana. Tutto questo è l’esperienza
missionaria in Zambia proposta a 25 giovani, dai 18 ai 32 anni, da Missio, l’organismo
pastorale della Cei. L’iniziativa è in corso e andrà avanti fino al prossimo 24 agosto.
Il servizio è di Paolo Ondarza.
Due settimane
e mezza in uno dei Paesi più poveri del mondo. E’ la scelta di 25 giovani italiani
che hanno deciso di trascorrere un’estate diversa dal solito accanto ai missionari
comboniani in Zambia. Lo Stato è uno dei più poveri del mondo, con il 70% della popolazione
sotto la soglia della povertà e un reddito annuo procapite inferiore a 400 dollari.
Alessandro Zappalà, segretario di Missio Giovani:
“Questa
esperienza missionaria vuole essere per questi giovani anzitutto una tappa del proprio
discernimento personale. Un’esperienza che possa spogliarci da tutti i nostri punti
di vista, da tutti i nostri pregiudizi e quindi farci avere un’idea più chiara di
noi stessi. Noi non facciamo né un campo lavoro né un campo di volontariato internazionale,
la nostra è solo una visita, una visita per stare, per sedersi dove si siede la gente
e, quindi, guardare la vita dal loro stesso punto di vista. La povertà d’Africa è
sempre caratteristica e chi viene per la prima volta non può fare altro che notarla.
Però come la maggior parte dei Paesi africani è caratterizzata dall’accoglienza che
la gente del luogo fa a noi che siamo ospiti”.
Ed ecco alcuni fotogrammi
dell’esperienza in Zambia dalla voce di alcuni protagonisti.
R. - Sono
Simone e ho scelto di venire qui in Africa, perché queste esperienze mi aiutano ad
uscire dai canoni noiosi della vita quotidiana.
D. – Jacopo, tu vieni
dalla Toscana. Sei abituato alla tua realtà parrocchiale, ma sei rimasto anche colpito
da come lì in Zambia si celebra l’Eucarestia...
R. – Partecipavano tutti
e tutti per bene ed ordinati. Si erano sistemati tutti e avevano messo gli abiti migliori,
cosa che da noi raramente succede.
D. – Giulio, c’è un’immagine che
ti ha colpito dal tuo arrivo in Zambia?
R. – Vedere tanti bambini che
giocano con questi palloni fatti di carta o di sacchi di plastica a ritmo di tamburi,
che fanno sempre da sottofondo. E’ davvero un’immagine di semplicità.
D.
– Non si torna gli stessi da un’esperienza del genere...
R. – No, assolutamente.
Tornando a casa non si può essere gli stessi. Anzi, il vero viaggio comincia quando
uno torna a casa, se sa fare tesoro dell’esperienza, se sa raccontarla e contagiare
gli altri.
L’esperienza missionaria si concluderà il 24 agosto, ma anche
dopo proseguirà l’impegno dei partecipanti in favore del Paese africano. Ancora Zappalà.
“I giovani, rientrati in Italia, si impegnano in un progetto di solidarietà
per le missioni che hanno visitato, quindi, un progetto scolastico, didattico qui
in Zambia, che avremo modo di vedere e conoscere, e lo faranno attraverso l’animazione
missionaria nelle proprie diocesi. Questi giovani sono tutti giovani animatori, educatori
in parrocchia, in diocesi. Quindi l’idea è che poi tramite queste esperienze possano
attraverso i loro gruppi sensibilizzare al respiro missionario, all’universalità della
Chiesa e quindi poi creare anche dei ponti di solidarietà”.