2010-08-08 09:36:58

Due anni fa la guerra tra Russia e Georgia per l'Ossezia del Sud


Oltre 1.500 morti e decine di migliaia di sfollati. Questo il tragico bilancio della guerra tra Russia e Georgia, scoppiata esattamente due anni fa, nella notte tra il 7 e l’8 agosto 2008, quando l’esercito di Tbilisi attaccò la capitale della regione indipendentista dell'Ossezia del Sud. Le motivazioni di questo conflitto, durato soli 10 giorni, sono di vecchia data e riguardano l’Ossezia, la cui parte meridionale che si trovava in Georgia era intenzionata a ricongiungersi con la parte settentrionale che si trovava in Russia. Oggi, il presidente russo Dimitri Medvedev ha compiuto una visita non annunciata in Abkhazia. A distanza di 2 anni, molti sono i problemi ancora irrisolti, soprattutto sul fronte dei profughi. Sulla situazione, attuale, Salvatore Sabatino ha sentito Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area ex sovietica:RealAudioMP3  

R. - Naturalmente la questione tra Russia e Georgia non è assolutamente chiusa ed è tantomeno facile che si possa chiudere se consideriamo il fatto che in quella regione ci sono interessi che travalicano il confronto tra la grande Russia e la piccola Georgia. Ci sono interessi internazionali che ovviamente complicano ed acuiscono la situazione.

 

D. - Oggi come sono i rapporti tra Mosca e Tbilisi?

 

R. - La Russia ha un interesse molto forte a conservare l’influenza sullo spazio ex-sovietico, ma la Georgia ha un forte appoggio da parte degli Stati Uniti e di una larga parte della Comunità internazionale e quindi questa situazione di stallo, in qualche modo, non può essere forzata più di tanto. D’altra parte quello che successe con la guerra è anche la dimostrazione che più di tanto contro la Russia non si può osare, perché il presidente Saakashvili pensava di forzare la mano e si sono visti poi i risultati. Una convivenza non pacifica, quindi, ma obbligata!

 

D. – Il cessate il fuoco fu reso possibile dalla mediazione del presidente francese Sarkozy, che guidava in quel semestre l’Unione Europa; gli Stati Uniti non nascosero, invece, il loro appoggio alla Georgia…

 

R. - I casi sono due: o Saakashvili è incontrollabile, o perlomeno era incontrollabile da parte degli Stati Uniti - e questo è un po’ difficile pensarlo - oppure i consiglieri, molti consiglieri militari americani presenti in Georgia nel 2008 sapevano cosa si stava preparando. L’una e l’altra prospettiva sono piuttosto poco onorevoli, perché se è vero che la Russia in tutti questi anni ha - come dire - “versato benzina sul fuoco” di questa crisi per tenerla viva, è anche vero che il bombardamento sui civili fu iniziato dalle truppe georgiane di Saakashvili.

 

D. - Ossezia del Sud ed Abkhazia si auto-proclamarono indipendenti, non ricevendo però il consenso della Comunità internazionale che immaginavano. Oggi qual è la situazione su questo fronte?

 

R. - Mosca ha riconosciuto queste due Repubbliche - o pseudo Repubbliche - che sono state messe sotto la protezione del Cremlino, che non ha mutato di moltissimo la situazione, se non appunto nei confronti della Georgia. Un’ulteriore situazione di guerra stavolta potrebbe essere affrontata dalla Russia con una certa - si fa per dire - legittimità. Certo è che se allarghiamo un pochino lo sguardo, non ci sono molte ragioni per dire che il Kosovo sia così entusiasticamente riconosciuto e l’Abkhazia no. Vorrei ricordare che l’Abkhazia chiese l’indipendenza dalla Georgia prima che la Georgia chiedesse quella dall’Unione Sovietica.








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