Due anni fa la guerra tra Russia e Georgia per l'Ossezia del Sud
Oltre 1.500 morti e decine di migliaia di sfollati. Questo il tragico bilancio della
guerra tra Russia e Georgia, scoppiata esattamente due anni fa, nella notte tra il
7 e l’8 agosto 2008, quando l’esercito di Tbilisi attaccò la capitale della regione
indipendentista dell'Ossezia del Sud. Le motivazioni di questo conflitto, durato soli
10 giorni, sono di vecchia data e riguardano l’Ossezia, la cui parte meridionale che
si trovava in Georgia era intenzionata a ricongiungersi con la parte settentrionale
che si trovava in Russia. Oggi, il presidente russo Dimitri Medvedev ha compiuto una
visita non annunciata in Abkhazia. A distanza di 2 anni, molti sono i problemi ancora
irrisolti, soprattutto sul fronte dei profughi. Sulla situazione, attuale, Salvatore
Sabatino ha sentito Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana
ed esperto dell’area ex sovietica:
R. - Naturalmente
la questione tra Russia e Georgia non è assolutamente chiusa ed è tantomeno facile
che si possa chiudere se consideriamo il fatto che in quella regione ci sono interessi
che travalicano il confronto tra la grande Russia e la piccola Georgia. Ci sono interessi
internazionali che ovviamente complicano ed acuiscono la situazione.
D.
- Oggi come sono i rapporti tra Mosca e Tbilisi?
R.
- La Russia ha un interesse molto forte a conservare l’influenza sullo spazio ex-sovietico,
ma la Georgia ha un forte appoggio da parte degli Stati Uniti e di una larga parte
della Comunità internazionale e quindi questa situazione di stallo, in qualche modo,
non può essere forzata più di tanto. D’altra parte quello che successe con la guerra
è anche la dimostrazione che più di tanto contro la Russia non si può osare, perché
il presidente Saakashvili pensava di forzare la mano e si sono visti poi i risultati.
Una convivenza non pacifica, quindi, ma obbligata!
D.
– Il cessate il fuoco fu reso possibile dalla mediazione del presidente francese Sarkozy,
che guidava in quel semestre l’Unione Europa; gli Stati Uniti non nascosero, invece,
il loro appoggio alla Georgia…
R. - I casi sono due:
o Saakashvili è incontrollabile, o perlomeno era incontrollabile da parte degli Stati
Uniti - e questo è un po’ difficile pensarlo - oppure i consiglieri, molti consiglieri
militari americani presenti in Georgia nel 2008 sapevano cosa si stava preparando.
L’una e l’altra prospettiva sono piuttosto poco onorevoli, perché se è vero che la
Russia in tutti questi anni ha - come dire - “versato benzina sul fuoco” di questa
crisi per tenerla viva, è anche vero che il bombardamento sui civili fu iniziato dalle
truppe georgiane di Saakashvili.
D. - Ossezia del Sud
ed Abkhazia si auto-proclamarono indipendenti, non ricevendo però il consenso della
Comunità internazionale che immaginavano. Oggi qual è la situazione su questo fronte?
R.
- Mosca ha riconosciuto queste due Repubbliche - o pseudo Repubbliche - che sono state
messe sotto la protezione del Cremlino, che non ha mutato di moltissimo la situazione,
se non appunto nei confronti della Georgia. Un’ulteriore situazione di guerra stavolta
potrebbe essere affrontata dalla Russia con una certa - si fa per dire - legittimità.
Certo è che se allarghiamo un pochino lo sguardo, non ci sono molte ragioni per dire
che il Kosovo sia così entusiasticamente riconosciuto e l’Abkhazia no. Vorrei ricordare
che l’Abkhazia chiese l’indipendenza dalla Georgia prima che la Georgia chiedesse
quella dall’Unione Sovietica.