Sentenza sui matrimoni gay. I vescovi messicani: contraria ai diritti dei bambini
La norma che consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso, approvata dal
Congresso nel dicembre 2009 ed entrata in vigore nel marzo scorso, è stata giudicata
coerente con la Costituzione da parte della Corte Suprema del Messico. La Chiesa cattolica,
riferisce L’Osservatore Romano, ha reagito a questa sentenza definendola “contraria
alla morale e ai diritti dei bambini”. La legge, infatti, porta con sé alcune implicazioni,
come la possibilità, per i minori, di essere adottati da coppie gay. Sulla materia
è stata così respinta anche un’istanza di illegittimità avanzata dal governo federale,
attraverso il procuratore di Città del Messico, che aveva bollato la legge come “lesiva
dei diritti del bambino che, secondo quanto prevede la norma, può essere dato in adozione
alla coppia”. Già nel 2007 a Città del Messico era stato depenalizzato l’aborto e
il Congresso sta esaminando una proposta sulla “maternità surrogata” da donne per
altre coppie che intendono avere figli, e ha trovato sempre l’opposizione dei vescovi
messicani: “La Chiesa non viola la laicità quando si oppone alle unioni omosessuali
– ha spesso ribadito la Conferenza episcopale locale – piuttosto offre il proprio
contributo a uno Stato laico e democratico”. “Il magistero della Chiesa – aggiungono
i presuli – ha l’intenzione di offrire il proprio contributo alla formazione della
coscienza, non solo dei credenti, ma di coloro che cercano la verità e vogliono ascoltare
argomentazioni che provengono dalla fede e dalla ragione”. “La fede non è un ostacolo
alla libertà e alla scienza né un insieme di pregiudizi che viziano la comprensione
oggettiva della realtà – concludono – la Chiesa vuole uno Stato laico che garantisca
le condizioni di libertà per tutti, indipendentemente dalle caratteristiche di ogni
persona”. (R.B.)