2010-08-07 14:45:51

La Russia continua a bruciare: il governo blocca l'export di grano


Prosegue l’emergenza incendi in Russia, che finora hanno causato almeno 52 morti. Il Cremlino ha chiesto aiuto ai volontari per rafforzare la lotta contro le fiamme, alimentate dalla forte ondata di calore che continuerà anche per i prossimi giorni. Anche oggi il fumo avvolge la città di Mosca. Nel Paese aumenta la concentrazione di sostanze tossiche nell’aria, per questo i cittadini – che da giorni utilizzano le mascherine - sono stati invitati a non uscire dalle proprie abitazioni. La densa coltre, secondo le rilevazioni della Nasa, ha raggiunto 12 chilometri di altitudine. Sono centinaia i roghi ancora attivi, mentre il presidente Medvedev ha destinato l’equivalente di circa 9 mila euro – provenienti dal suo patrimonio personale - al fondo di beneficenza istituito per le persone rimaste senza casa. Intanto c’è preoccupazione sui mercati internazionali per nuovi possibili rincari del prezzo del grano, dopo la decisione della Russia di sospendere momentaneamente le esportazioni. Le quotazioni settimanali si sono chiuse in calo, tuttavia in molti Paesi europei è alto il livello di vigilanza sul fronte dei prezzi di pane e pasta. Eugenio Bonanata ha parlato della misura messa in campo da Mosca con Luigi Campiglio, docente di "Politica economica" presso l'Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Questa decisione anche se improvvisa, ha certamente mandato in fibrillazione il mercato. Non bisogna dimenticare che tra il mese di giugno, luglio e agosto, i prezzi del grano al bushel - come sono quotati a Chicago - sono praticamente raddoppiati. Quindi siamo di nuovo di fronte a una violenta situazione di un mercato, in questo caso delle materie prime.

D. – Si può parlare di crisi del mercato internazionale del grano?

R. – L’impatto di questa violenta ondata di siccità ha avuto un effetto limitato. D’altro canto un altro elemento di rassicurazione, soprattutto per le zone meno preparate e più esposte a una crisi di questo genere, è rappresentato dal fatto che gli stock di magazzino di grano nel mondo sono molto elevati. Anzi la diminuzione dei prezzi che si è registrata ieri è sostanzialmente dovuta a questo.

D. – La Fao ha lanciato l’allarme per il rischio fame nei Paesi in Via di Sviluppo...

R. – E’ un allarme fondato, perché è una situazione che potrebbe sfuggire di mano. In questo momento ci sono tutte le condizioni per governarla, ma esiste il pericolo rappresentato dalla ricerca di profitti maggiori sulle materie prime.

D. – Quali sono i Paesi maggiormente esposti..

R. – Sono indubbiamente quelli più poveri, quindi in primis, sono gran parte dei Paesi africani, ma non solo, molti Paesi del Medio Oriente. C’è il rischio che si ripeta quello che è avvenuto 30 anni fa - se non ricordo male – in Bangladesh, quando la popolazione moriva di fame nonostante che i magazzini di grano fossero pieni. Ora, noi siamo in una situazione in cui le scorte di grano sono ancora molto elevate, quindi, bisogna trovare un equilibrio tra l’uso di queste scorte per calmierare il mercato, da un lato, ma, dall’altro, anche per dare la possibilità a chi ha bisogno fisico di mangiare di poterlo fare.

D. – Il rischio è dunque rappresentato dalle speculazioni: qualcuno – insomma – potrebbe avere interesse a non attingere alle scorte?

R. – Questo potrebbe essere un problema, ma l’opera di persuasione, di “moral suasion”, da parte dei Governi e delle grandi organizzazioni internazionali, in questo caso, dovrebbe dimostrare la sua forza.

D. – Professore, in Europa e in Italia si teme l’aumento dei prezzi di pane e pasta, cosa fare per arginare questo rischio?

R. – Mantenere un senso di responsabilità da parte della produzione, e soprattutto anche della grande distribuzione, perché non vengano trasferiti sui prezzi finali alcuni di questi aumenti che in questo momento si stanno verificando. Se passa, come io spero, la consapevolezza che, in questo caso, il guadagno di pochi può significare il danno di molti, una soluzione di responsabilità - nel proprio interesse aggiungo – da parte dei produttori, questo può evitare un aumento.







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