65 anni fa la bomba atomica su Hiroshima: il mondo ancora progioniero della minaccia
nucleare
Più di 55 mila persone hanno partecipato oggi a Hiroshima alle celebrazioni per il
65.mo anniversario del lancio della bomba atomica sulla città giapponese. La cerimonia
ha visto per la prima volta la partecipazione ufficiale di una delegazione degli Stati
Uniti e di un segretario generale delle Nazioni Unite. Il servizio di Giuseppe
d’Amato:
“Fermiamo
la proliferazione nucleare e costruiamo un vero processo che porti al disarmo”: è
questo il messaggio che è stato lanciato ad Hiroshima alla cerimonia per il 65° anniversario
del bombardamento atomico che provocò la morte di oltre 140 mila persone. L’ambiziosa
data posta per il raggiungimento definitivo del bando delle armi nucleari è il 2020.
La grande attesa di oggi era legata alla presenza per la prima volta in 65 anni alla
cerimonia, di un segretario dell’Onu e di un rappresentante americano. Il segretario
delle Nazioni Unite ha annunciato che convocherà in settembre una conferenza di alto
livello sul disarmo, ma non ha fornito ulteriori particolari. Il primo pinistro giapponese
si è impegnato a portare in tutte le sedi possibili, la questione della proliferazione
nucleare, rivitalizzata dalle scelte del Presidente Obama rese note a Praga nell’aprile
2009. Il sindaco di Hiroshima gli ha però chiesto di uscire dall’ombrello nucleare
americano. L’eliminazione delle armi atomiche, ha detto Ban Ki – moon in conferenza
stampa, non è soltanto un sogno, ma è anche una cosa sensata.
Prosegue
dunque l’impegno della comunità internazionale per la non proliferazione nucleare
ma le armi atomiche restano ancora oggi una minaccia per il mondo e l’umanità, come
sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il presidente dell’Istituto di ricerche
internazionali ‘Archivio Disarmo’, Fabrizio Battistelli:
R. - L’arsenale
nucleare, per esempio russo e americano, è ancora sovrabbondante. Sono migliaia e
migliaia - cinque, sei, settemila a testa - le testate nucleari contenute negli arsenali.
E’ un numero di gran lunga sufficiente a distruggere più volte il pianeta e comunque
sovradimensionato rispetto alle stesse esigenze della deterrenza, cioè di quel principio
strategico per cui si tiene l’arma come ultima “ratio” per dissuadere un nemico ad
usarla o ad attaccare per primo.
D. - E poi un altro rischio è quello
rappresentato dalle organizzazioni terroristiche. Come arginare questa minaccia?
R.
- Qui siamo proprio di fronte ad una minaccia. Ci sono delle organizzazioni che in
questo momento non hanno la capacità di utilizzare, per esempio, armi nucleari, ma
potrebbero in futuro usare la cosiddetta arma nucleare sporca. Si tratta di una valigetta
contenente esplosivo convenzionale e però anche scorie nucleari, in grado di innescare
un processo di contaminazione dell’atmosfera, del territorio in una determinata area.
D.
- Sono passati 65 anni dal lancio della bomba atomica su Hiroshima, quale monito resta
oggi?
R. - Resta il monito dei limiti della potenza umana, che può,
dal punto di vista militare, essere impiegata per scopi più o meno leciti, ma che
mai deve superare un certo livello, persino nel pensiero strategico. Lo dice anche
Clausewitz: quando i mezzi per la loro entità superano gli scopi, devono essere abbandonati.
E l’arma atomica è un mezzo che deve essere abbandonato.
D. - Questi
mezzi devono essere abbandonati, ma restano ancora alti i rischi per l’umanità. Quali
le principali minacce oggi?
R. - Ci sono due tipi di minacce in campo
nucleare. Da un lato c’è la minaccia della proliferazione, per cui sempre nuovi Paesi
acquisiscono tecnologia nucleare che, in certi casi, può diventare bellica e, dall’altro,
c’è il mancato disarmo.