A 32 anni dalla morte di Paolo VI il ricordo del cardinale Silvestrini e mons. Semeraro
Sono passati 32 anni dalla morte di Papa Paolo VI, avvenuta il 6 agosto 1978, a Castel
Gandolfo, nella Solennità della Trasfigurazione. Sull’attualità del Pontificato di
Papa Montini, umile testimone del Vangelo negli anni del Concilio e del post Concilio,
ascoltiamo al microfono di Luca Collodi il cardinale Achille Silvestrini,
prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali:
R. – Fa sua
l’eredità di Giovanni XXIII di portare avanti e attuare il Concilio. Poi, c’è la visione
mondiale di Paolo VI, con il viaggio in Terra Santa, la prima visita del Papa all’Onu,
in Kenya, poi a Bogotà, la visione internazionale dunque, e, soprattutto, l’insegnamento,
l’Ecclesiam Suam, la Chiesa che si fa dialogo con il mondo e la Populorum Progressio,
che è quella che affronta i grandi problemi della globalizzazione economico-sociale
nel mondo. Indubbiamente ci sono molte cose che conferiscono un’originalità e un’esemplarità
particolari al Pontificato.
D. – Accanto a questo, Paolo VI pone però
la questione dell’uomo, la questione antropologica...
R. – Certo, di
quale uomo si prende cura la Chiesa; la responsabilità dei cristiani per la vita dell’uomo
contemporaneo ovunque sia.
D. – Lei come ricorda la figura di Paolo
VI?
R. – Ricordo la sua sollecitudine, ricordo che quando ti vedeva,
ti guardava con il sorriso, con occhi dolci. Diversamente dall’impressione che dava
a distanza, aveva invece uno sguardo e un’attenzione di grande dolcezza. Ti conquistava
veramente.
In occasione del 32.mo anniversario della morte di Papa Paolo
VI, si terrà domani la Santa Messa, alle ore 17, nella Basilica Vaticana. La celebrazione
eucaristica sarà presieduta da mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano,
che sempre al microfono di Luca Collodi ricorda Papa Montini:
R. - Il ricordo
personale è vivo e vivido, perché potrei dire che tutta la mia formazione al ministero
sacerdotale e anche per gran parte del mio ministero sacerdotale si è svolto durante
il Pontificato di Paolo VI. Era per me punto di riferimento, il suo magistero ed anche
e soprattutto il suo amore alla Chiesa. Se lei mi domandasse cosa ricordo, giacché
ho parlato della Chiesa, posso dire che ricordo una serie di catechesi del mercoledì
in cui il tema centrale scelto dal Papa era “edificare la Chiesa”. C’è poi tutto il
suo magistero e l’amore con cui ha guidato la Chiesa nel Concilio e dopo il Concilio.
D.
- Mons. Semeraro, alcuni storici parlano di un Papa riservato sul piano umano ma,
dobbiamo annotare, capace di grandi riforme e di grande innovazione per la Chiesa…
R.
- Io so cosa dicono gli storici, ma a me è accaduto - come vescovo di Albano - di
incontrare persone che all’interno del complesso delle Ville Pontificie sono state
quotidianamente a contatto con il Papa nel periodo che egli trascorreva nel Palazzo
Apostolico di Castel Gandolfo. Queste persone mi parlano di un Papa lieto, di un Papa
molto sereno ed umano nel tratto. C’è poi tutto ciò che è ricavato del Magistero e
vorrei ricordare in particolare l’Esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi”: è
stato molto significativo che il Papa Benedetto XVI nell’omelia dei Vespri della Solennità
dei Santi Pietro e Paolo abbia richiamato questo documento che, in pratica, apre a
tutto quel grande progetto e disegno che assumerà con Giovanni Paolo II il nome di
“nuova evangelizzazione”.
D. - A proposito di sguardo sul mondo, mons.
Semeraro non dobbiamo dimenticare l’Enciclica “Humanae Vitae” che affrontava la responsabilità
della maternità e della paternità, che è un tema di estrema attualità…
R.
- L’Enciclica “Humanae Vitae” nello scorrere del tempo, lungi dal mostrare stanchezza
ed usura, mostra sempre di più la sua viva attualità e il suo carattere profetico.
Soprattutto oggi con le attuali emergenze, la difesa e la promozione della vita, ha
davvero quel valore che era nell’intenzione del Papa, essere cioè una profezia nella
realtà del mondo contemporaneo.(Montaggi a cura di Maria Brigini)