Si allenta la tensione tra Israele e Libano dopo gli scontri sul confine
Si sta allentando la tensione tra Libano e Israele dopo gli scontri di ieri sul confine
che hanno causato 4 morti: due militari libanesi, un militare israeliano e un giornalista
libanese. All'origine delle violenze c'è un presunto sconfinamento delle truppe israeliane
per l'abbattimento di un albero che ostruiva la vista sulla frontiera. Oggi l'eliminazione
della pianta è stata portata a termine. Il servizio di Fausta Speranza:
In una conferenza
stampa il ministro dell'Informazione libanese Tareq Mitri ha detto che l'azione israeliana
interrotta ieri e completata stamani per lo sradicamento di un albero “è avvenuta
a sud della Linea blu”. Dunque non c'è stato uno sconfinamento da parte israeliana.
In ogni caso, una riunione d'urgenza si terrà fra rappresentanti dell'esercito israeliano,
di quello libanese e della forza internazionale a Capo Naqura, al confine fra Israele
e Libano. Usa e Unione europea hanno fatto un accorato appello al ritorno alla calma.
Il Consiglio di sicurezza Onu ha pubblicato un messaggio, sia pure informale, di forte
inquietudine per la situazione in tutta la regione. Negli scontri di ieri, da parte
libanese due soldati, di 31 e 39 anni, sono rimasti uccisi e altre quindici persone
sono rimaste ferite. Da parte dello Stato ebraico, si fa sapere che un tenente colonnello
di 45 anni ha perso la vita mentre un altro ufficiale è rimasto seriamente ferito.
Israele e il Libano si sono attribuiti reciprocamente la responsabilità delle violenze,
le più sanguinose alla frontiera tra i due Paesi dalla guerra del 2006 tra l’esercito
israeliano e il movimento sciita libanese Hezbollah. Tra le dichiarazioni di oggi,
il Libano fa sapere che risponderà ad ogni aggressione israeliana.
Sulla situazione
che sta vivendo la regione mediorientale, Luca Collodi ha sentito il vescovo
di Byblos dei Maroniti, Béchara Raï, intervistato dopo una riunione dei vescovi
libanesi:
R. - In questi
giorni c’è una forte minaccia contro il Libano, dovuta all’attesa della sentenza che
il Tribunale internazionale emetterà riguardo all’assassinio del premier Rafiq Hariri
e da quanto si sa e in base a quello che si dice, ci sarebbero elementi Hezbollah.
Hezbollah è pronta a rifiutare la decisione del tribunale e minaccia di infuocare
la situazione. Il secondo punto è quelle relativo gli eventi verificatesi ieri nel
sud del Paese. Ci sono poi altre tensioni che riguardano la crisi economica e la situazione
interna.
D. - Sul fronte della crisi con Israele cosa avete detto in
particolare durante la riunione?
R. - Abbiamo espresso il nostro rammarico
per l’atteggiamento di Israele e lanciato un appello alla Comunità internazionale.
Abbiamo, inoltre, espresso le nostre condoglianze per le vittime e rivolto un appello
ai libanesi affinché rimangano uniti di fronte a tutti i nemici del Libano, a coloro
che non vogliono che questo Paese possa vivere in sicurezza e in pace. Bisogna proteggere
questo Paese, che come ha detto Giovanni Paolo II, rappresenta un messaggio di convivialità
per il mondo.
D. - In riferimento alla crisi con Israele, Hezbollah
è rimasta neutrale. Siete preoccupati dalle minacce avanzate dal “Partito di Dio”?
R.
- Certo che siamo preoccupati, perché non possiamo accettare che si possa decidere
di usare le armi senza l’autorità legittima. L’utilizzo delle armi deve sottostare
alla decisione del governo libanese e non alle decisioni del capo di una milizia o
di un gruppo armato. E’ per questo che, a livello libanese, si sta studiando la questione
della strategia armata e della strategia di difesa, che includa anche Hezbollah. Non
possiamo accettare che Hezbollah dichiari guerra o la pace. Questo certo che ci preoccupa!
(Montaggio a cura di Maria Brigini)