Medici senza Frontiere chiede rispetto per i propri team in Sud Sudan
L’associazione umanitaria Medici senza Frontiere (Msf) chiede a tutti i gruppi armati
attivi nel sud del Sudan di rispettare la neutralità dei suoi team medici, delle attività
svolte e delle strutture allestite. In seguito a ripetute incursioni armate, infatti,
l’associazione ha dovuto interrompere il lavoro nella clinica di Gumuruk, nello Stato
di Jongley, dove vivono circa 150mila persone, i villaggi sono molto lontani tra loro,
le strade spesso impraticabili e dove, soprattutto, Msf è l’unica realtà sanitaria
operante. Il presidio sanitario ora chiuso, serviva circa 30mila persone e assicurava,
così, un’assistenza medica di base, erogando visite, trattamenti contro la malnutrizione
e vaccinazioni. “Questi incidenti sono totalmente inaccettabili – ha detto al Sir
il capo missione di Msf nel Sud Sudan, Rob Mulder – non ci permettono di avere accesso
ai pazienti e mettono in pericolo le nostre equipe”. Nello Stato di Jongley, Medici
senza frontiere gestisce un centro di assistenza sanitaria di base nella città di
Pibor e una clinica a Lekwongole, oltre a quella di Gumuruk, che in questo momento,
a causa delle forti piogge, sono raggiungibili solo in barca o in aereo. “Nella clinica
di Gumuruk stavamo curando oltre 160 bambini malnutriti – ha precisato il coordinatore
medico di Msf per l’area, Gbane Mahama – e ogni settimana ricevevamo una ventina di
nuovi casi”. I casi più complessi venivano trasferiti alla clinica di Pibor, mentre
quelli gravi che necessitavano interventi chirurgici, erano trasportati a Boma o a
Juba, la capitale del Sud Sudan. (R.B.)