Kenya al voto sulla nuova Costituzione: il "no" delle Chiese cristiane
Alle urne, dall’alba di questa mattina, sono chiamati oltre 12 milioni di keniani:
si vota per la nuova Costituzione che prevede limitazioni ai poteri del presidente
e introduce una seconda Camera al Parlamento. Tra i punti più controversi della nuova
legge fondamentale ci sono la legalizzazione dell’aborto, il riconoscimento dei tribunali
civili musulmani e la riforma agraria. Ingenti le misure di sicurezza per evitare
incidenti: mobilitati oltre 63mila agenti. La chiusura dei seggi è prevista per le
17 locali, le 19 in Italia. Per i risultati definitivi si dovrà attendere la giornata
di domani. Ma la nuova Costituzione risponde alle attese di democrazia della popolazione?
Paolo Ondarza lo ha chiesto a padre Mariano Tibaldo, superiore provinciale
dei Missionari comboniani a Nairobi:
R. - Purtroppo
no. Sembra che in alcune parti questa Costituzione sia migliore della prima. Non risponde,
però, totalmente ai bisogni della gente, proprio perché i politici l'hanno politicizzata.
Ci sono poi delle cose nella Costituzione - e questo soprattutto riguardo all’aborto
e alle “khadi courts”, i cosiddetti tribunali islamici - che gran parte della popolazione,
così come la Chiesa cattolica, non approva.
D. - Ecco, l’aborto sarà
permesso per qualsiasi ragione di salute…
R. - Soprattutto la Chiesa
cattolica, così come le altre Chiese protestanti, non approva il fatto che l’aborto
venga esteso a chiunque lo domandi, purché venga dimostrata da parte di un ufficiale
medico una necessità per praticare l’aborto. Ci sono alcune clausole in questo testo
che dimostrano come l’aborto diventerebbe una pratica normale e questo proprio perché
l’ufficiale medico non è un medico, ma può essere un infermiere, può essere un’ostetrica,
può essere chiunque!
D. - Altro punto controverso l’introduzione delle
corti civili islamiche: perché?
R. - Anche nella Costituzione precedente
si parlava di “khadi courts” e cioè di tribunali islamici, ma lo spazio di azione
era ridotto a dieci chilometri dalla costa e quindi allo “stripe” di costa che una
volta era sotto il sultanato di Zanzibar. Ora si vogliono estendere questi tribunali
islamici. Il problema è che la Chiesa cattolica e molte altre Chiese si chiedono:
se il Kenya è uno Stato laico e quindi non ha di per sé una religione ufficiale, istituendo
i tribunali islamici si favorisce una religione rispetto alle altre...
D.
- Al centro delle polemiche c’è poi la riforma agraria. Perché?
R. -
Il punto in sé è ottimo, nel senso che prevedrebbe che a coloro che hanno acquistato
ingenti terre, possano queste essere espropriate. Allo stesso tempo, però, dice che
un atto del Parlamento può emendare la legge. Ma ho l’impressione che, essendo i grandi
proprietari terrieri seduti all’interno del Parlamento, prima o poi questo emendamento
verrà cambiato.
D. - Il nuovo testo prevede una forte diminuzione dei
poteri del presidente della Repubblica e l’istituzione di una seconda Camera al Parlamento,
il Senato. Questo è positivo?
R. - Teoricamente sì, anche se poi in
pratica non c’è. E questo perché il secondo ramo del Parlamento - il Senato - avrebbe
poteri legali soprattutto sulle province. Lo strapotere che ha, quindi, adesso il
presidente dovrebbe ridursi, ma di fatto sarà lo stesso.
D. - L’elettorato
sarà diviso: secondo gli ultimi sondaggi il testo godrebbe dell’approvazione del 50
per cento degli aventi diritto…
R. - Quello che personalmente prevedo
è che vinca il “sì”, ma con un margine molto stretto. Se il “sì” vince con un margine
molto stretto, secondo me non sarà una vittoria vera. Non si può avere una Costituzione
che il 45 per cento dell’elettorato non approva!