2010-08-04 16:00:53

I vescovi di Panama: superare violenza e insicurezza per rafforzare la democrazia


“Il problema della violenza e dell’insicurezza che colpisce il Paese non riguarda solo lo Stato, poiché anche i cittadini devono fare la loro parte”. Così ha esordito ieri il presidente della Conferenza episcopale di Panama e vescovo di David, mons. José Luis Lacunza Maestrojuán, alla conferenza stampa di presentazione della Lettera pastorale dei vescovi, intitolata “La sicurezza e l’integrità della vita umana”. Il presule ha subito precisato che l’episcopato desidera offrire al Paese un “contributo per superare presto il clima di violenza” lavorando, tutti assieme, per “instaurare una cultura della pace e rafforzare la democrazia”. A dimostrazione di quanto angoscia i vescovi, mons. Lacunza ha citato i recenti scontri nella provincia caraibica di Bocas del Toro, confinante con il Costa Rica, dove nel mese di luglio si sono registrate vittime fra la polizia e la popolazione aborigena, numerosi feriti e ingenti danni materiali. La Conferenza episcopale, ha osservato il vescovo, appoggia la chiamata a “un grande dialogo nazionale”, incoraggiato dal presidente di Panama, Ricardo Martinelli, dopo il rifiuto popolare della legge 30 che modificava tre codici e diverse leggi sull’ambiente, e la pubblica sicurezza; rifiuto che ha molto accresciuto le tensioni politiche e sociali del Paese bloccando ogni intesa e dialogo. La “medesima preoccupazione e angoscia - ha aggiunto mons. Lacunza - abbiamo manifestato in occasione del triste assassinio di due pastori evangelici” coinvolti in un sequestro da parte di bande giovanili. Secondo il documento dei vescovi panamensi, tra i fattori che configurano il clima di violenza, occorre ricordare “la crisi istituzionale, l’indebolimento del tessuto sociale, la crisi morale e la corruzione”. Sono tutte realtà che, purtroppo, si “sommano ad altre situazioni non meno gravi in cui i cittadini hanno le proprie responsabilità: le omissioni, l’indifferenza e le bande criminali” che a volte la cittadinanza subisce senza reagire. “Siamo arrivati a un tale grado di apatia cittadina - ha rilevato il presule - che si preferisce avere un poliziotto alle spalle piuttosto che denunciare un delinquente”. (…) I vescovi esortano la popolazione a una costante interazione reciproca, nella quale tutti riconoscano le proprie responsabilità. “Se non ci poniamo nella posizione di chi vuole reagire con la forza della legge, sarà difficile che lo Stato, da solo, possa risolvere la questione”. Citando alcuni brani della lettera pastorale, il presule ha ribadito più volte che “non sarà la paura a farci diventare una società tranquilla”; occorre di “più, molto di più (…) occorre responsabilità ma anche che lo Stato promuova l’equità sociale, la ridistribuzione delle ricchezze, più posti di lavoro, il rispetto assoluto dei diritti umani e dei cittadini, affinché loro stessi siano la vera garanzia della pace sociale”. (A cura di Luis Badilla)







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