I ministranti d'Europa in pellegrinaggio a Roma, nel pomeriggio la Veglia in Piazza
San Pietro. Con noi, mons. Sigalini, assistente di Azione Cattolica
Nella ricerca della felicità, “avete deciso di stare con Gesù”: è quanto affermato
stamani nella Basilica di San Paolo fuori le Mura dal vescovo di Palestrina, mons.
Domenico Sigalini, nella Messa per i giovani ministranti d’Europa riuniti a Roma per
il loro decimo pellegrinaggio. L’assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica
Italiana ha esortato i ragazzi a seguire Gesù nonostante le seduzioni del mondo. Oggi
pomeriggio, i “chierichetti” parteciperanno ad una Veglia in Piazza San Pietro. Domani
mattina, poi, i giovani fedeli saranno all’udienza generale di Benedetto XVI. Ma chi
sono oggi i ministranti delle parrocchie? Federico Piana lo ha chiesto a mons.
Domenico Sigalini:
R. – Questi
ragazzi sono in genere molto generosi e vivono nel cuore dell’esperienza della fede,
perché servendo la liturgia, che è il punto di arrivo e il punto di partenza di ogni
esperienza cristiana, sono proprio al cuore della vita cristiana. Sono ragazzi capaci
di costruirsi anche un proprio cammino personale, che amano la preghiera. Evidentemente,
con tutta la vivacità che hanno i ragazzi, i giovani e gli adolescenti di questo tempo,
sono per la Chiesa una risorsa, sono un aiuto a rivedere continuamente la nostra capacità
di dialogare con il mondo giovanile, anche in questioni molto profonde, come sono
quelle della preghiera e del servizio alla liturgia. Sono anche ragazzi capaci di
fare da apostoli, da annunciatori.
D. – Questo pellegrinaggio si svolge
all’insegna del motto “Bere alla vera fonte”. Cosa vuol dire questo motto?
R.
– Questo servizio che fanno i ragazzi intanto è una chiamata, non è una scelta che
hanno fatto solo perché a loro piaceva. Si parte pure da lì, ma il Signore scrive
nella vita di ciascuno un progetto. Ed è un luogo, uno spazio, un’esperienza, che
aiuta i ragazzi a trovare la vera strada della felicità. Bere alla vera fonte vuol
dire che se vivo dentro questa esperienza, se rispondo alla chiamata del Signore,
se gli sto cuore a cuore com’è il servizio alla liturgia, all’Eucaristia, allora sono
a contatto con la vera sorgente della felicità.
D. – Cosa vuol dire
nel tempo di oggi essere ministrante, diventare ministrante, mettersi al servizio
della Chiesa?
R. – Vuol dire avere quella dimestichezza con la vita
cristiana, che porta i ragazzi a far diventare veramente un amico quel Gesù, che annunciamo
a tutti.
D. – Questi giovani si mettono a disposizione della Chiesa
con grande entusiasmo...
R. – Sì, in genere sono molto decisi. Appare
come una "stranezza" che, di fronte ad un mare di divertimenti, di proposte che vengono
fatte, questi ragazzi sappiano scegliere qualcosa che gli costa, perché costa anche
sacrificio dover essere presenti alle volte anche al mattino presto, quando i loro
amici dormono. Ne sono entusiasti e allora vale la pena aiutarli, perché, secondo
me, il mondo giovanile di oggi, i ragazzi di oggi mancano di proposte impegnative.
Continuiamo a ridurre il sacrificio, a ridurre lo sforzo e riducendo lo sforzo cancelliamo
le loro energie. (Montaggio a cura di Maria Brigini)