2010-08-02 16:21:19

I vescovi del Brasile: nelle carceri la tortura è ancora diffusa e impunita


A 25 anni di distanza dalla fine della dittatura militare, la tortura continua a essere una pratica corrente e a restare impunita in Brasile. È quanto emerge da un rapporto della Commissione per la Pastorale carceraria della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb). Nel documento, reso noto oggi, si parla di 211 casi accertati di tortura tra il 1997 e il 2009. “Una cifra - ha puntualizzato il coordinatore della Commissione, padre Valdir João Silveira - che andrebbe moltiplicata per cinque, anche se non ci sono dati precisi”. “È impossibile conoscere il numero esatto dei casi, perché si verificano alla presenza del solo carnefice e del torturato. Questo è il motivo per il quale è fondamentale la presenza di un organismo esterno”, ha spiegato il sacerdote all’agenzia Cns. I 211 casi denunciati alle autorità sono venuti alla luce grazie alle visite degli operatori della pastorale carceraria e alle denunce dei familiari, delle vittime e, in alcuni casi, dello stesso personale delle carceri. Anche quando scoperti, tuttavia, raramente i responsabili vengono puniti: la maggior parte degli accusati è stata, infatti, assolta. Da tempo i vescovi chiedono l’attuazione in Brasile del Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e altre pene e trattamenti crudeli, inumani o degradanti, che attende ancora la ratifica dei singoli Stati brasiliani. Ma ad ostacolare la fine della pratica della tortura nel Paese, secondo padre Silveira, c’è anche la società brasiliana: “Agli occhi dell’opinione pubblica ogni detenuto è un criminale e come tale merita di essere maltrattato”. Un giudizio rafforzato dai media. La realtà è che molti i prigionieri brasiliani sono detenuti senza capo d’imputazione o in attesa di un regolare processo: “Il nostro sistema giudiziario è lento, tanto che nel solo mese di giugno sono stati rilasciati ben 21mila prigionieri, perché detenuti illegalmente. È veloce per i ricchi, ma non per i poveri e la maggior parte dei carcerati sono poveri”, ha detto padre Silveira, osservando che se il sistema funzionasse, la popolazione carceraria in Brasile si ridurrebbe del 30 per cento. La Commissione brasiliana per la Pastorale carceraria ha registrato il maggior numero di casi di tortura nelle prigioni dello Stato di São Paulo (71), seguito dal Maranhão (30), Goiás (25) e Rio Grande do Norte. Solo il 18 per cento dei responsabili sono stati condannati, soprattutto a causa corporativismo omertoso del personale carcerario. (L.Z.)







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