Vince l'amore alla 40.ma edizione del Festival del cinema dei giovani a Giffoni
L’amore è stato, per i 140mila giovani che hanno affollato il Festival di Giffoni
(in provincia di Salerno) per due settimane e conclusosi ieri, il tema di maggior
confronto, filo conduttore delle oltre 160 pellicole proiettate per una platea la
cui età è compresa tra i tre e i ventitré anni. Hanno vinto due film di contenuto
anche non facile, che entrano però nella vita di molti adolescenti, come accade nel
sorprendente “Blessed” dell’australiana Ana Kokkinos, sul confronto generazionale
tra madri e figli e nella toccante storia di “Oscar et la dame rose” del regista francese
Éric-Emmanuel Schmitt, molto amato dai tredicenni, con un bimbo malato sospeso tra
la vita e la morte. Il servizio di Luca Pellegrini.
L’amore:
difficile sentimento. D’amore ci si consuma, ci si fa inondare di gioia, ma dì amore
anche si soffre e si muore. E dopo le sale buie dei cinema di Giffoni, ecco quelle
affollate e illuminate per i classici incontri con le star, le discussioni, i dibattiti,
le riunioni delle diverse giurie chiamate a sviluppare o rafforzare il loro senso
critico in una dimensione matura e responsabile. ClaudioGubitosi,
direttore del Festival, è ancora una volta molto soddisfatto. Che cosa hanno imparato
dell’amore, secondo lei, gli spettatori giovanissimi di Giffoni?
R.
– Secondo me sono loro che ci hanno insegnato qualche cosa dell’amore. Guardare il
mondo che li circonda da una certa angolazione, guardare i propri genitori. L’amore
è una componente importante della vita. Penso che questa edizione abbia dato il massimo
di se stessa per fare esplodere una delle parole abusate – appunto l’amore – ma spesso
vissuta male. Io credo che questa edizione ci abbia insegnato, a noi organizzatori
ma anche a tutti quelli che hanno avuto la possibilità di partecipare al Festival,
uno dei più grandi momenti: rimettersi in discussione anche per amore.
D.
– Gubitosi, qual è il bilancio che può trarre da questa quarantesima edizione?
R.
– Quello che mi piace sottolineare come mio bilancio è quello emotivo: quello che
porteranno a casa i ragazzi quando torneranno a casa. Tante esperienze, incontri,
le diversità che diventano partecipazione, 1.5OO famiglie che adottano questi ragazzi,
culture, religioni tutte qui unite in un unico interesse: quello di partecipare ad
un grande evento, parlando, esprimendosi ed essere protagonisti.
Pupi
Avati è tornato a Giffoni per rivolgersi, con la sua esperienza di regista e autore,
al pubblico di domani. Quale ricordo porta con sé di questo incontro?
"Questa
insistenza fortissima nel coltivare un sogno. Neanche nella dissuasione che questo
Paese, in qualche modo, diffonde quotidianamente soprattutto nei confronti delle fasce
giovanili e addirittura adolescenziali e che tende in qualche modo a scoraggiarli.
Qua il sogno esiste ancora, pulsa forte e lo avverti e io voglio in qualche modo contribuire
a far si che non si spenga".
Manlio Castagna, vice-direttore,
ha seguito molto da vicino il lavoro delle giurie. Quali sono stati i film che hanno
suscitato maggiore dibattito?
"Per quanto riguarda ‘Generator più 13’
il film francese “The round up” che ha vinto anche il premio per il pubblico, sul
quale i ragazzi hanno discusso molto fortemente sulla tematica del nazismo – di cui
trattava il film. Sul perché Hitler è salito al potere, sul perché l’intera Nazione
ha seguito le sue follie fino a dove sappiamo è arrivato ed è stato molto belle sentire
dalla viva voce di alcuni ragazzi tedeschi quale era il loro punto di vista. Per quanto
riguarda la sezione ‘più 16’ ha destato grande scalpore il film “BO” nel quale la
prostituzione femminile, direi infantile visto che la ragazza ha soltanto 16 anni,
è stata messa sotto discussione. Però senza facili pregiudizi perché è un film che
non è, logicamente, a favore di questo argomento, ma ne discute criticamente e ne
fa capire anche le nefaste conseguenze".
Infine, la parola al giurato.
Gianmaria Borzillo, di Sorrento, ha quindici anni ed è alla sua
quinta partecipazione a Giffoni. Anche questa volta il suo commento è improntato a
grande entusiasmo:
"Giffoni è un’esperienza straordinaria, veramente
ti lascia sempre qualcosa. Per me non è il primo anno e ogni anno lascio questo piccolo
paese con qualcosa dentro. Noi giovani viviamo questi dieci giorni di Festival con
assoluta spenzieratezza, con serenità, ma anche con impegno perché bisogna sempre
ricordare che il Festival è un festival serio. Certe volte, anche da parte del pubblico
si sottovaluta un po’ il cinema da ragazzi, invece non è così e come ha dimostrato,
anche quest’anno, il concorso è stato bello e con dei temi abbastanza forti, molto
intensi e profondi".