La Chiesa celebra la memoria di Sant'Ignazio di Loyola
“Signore, dammi il tuo amore e la tua grazia e questo mi basta”: scriveva così Sant’Ignazio
di Loyola, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Per l’occasione, alle
19.00, il preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, presiederà la Santa
Messa nella chiesa romana del Gesù, dove si venera il corpo del Santo. Ignazio era
nato nel 1491 a Loyola, nei Paesi Baschi. Ferito in guerra nel 1521, si dedicò alla
lettura di un libro sulla vita di Gesù e dei Santi. Animato dal desiderio di seguire
Cristo, nel 1523 scrisse gli “Esercizi spirituali”. In seguito, fondò la Compagnia
di Gesù, approvata da Papa Paolo III nel 1540. Morì a Roma il 31 luglio del 1556.
Ma qual è il cuore della spiritualità ignaziana? Isabella Piro lo ha chiesto
al padre gesuita Lorenzo Gilardi, direttore della Casa per esercizi spirituali
“Villa Santa Croce”, di San Mauro Torinese:
R. – La spiritualità
ignaziana è soprattutto un ricercare la volontà di Dio: conoscere, accogliere questo
desiderio, questa aspettativa che Dio ha nei nostri confronti. Ed è per questo che
la spiritualità ignaziana porta a sviluppare, nella persona che la assume e la vive,
un atteggiamento contemplativo di scoprire la volontà di Dio in tutte le cose e di
viverlo poi nell’azione: contemplazione nell’azione.
D. – Oggi quale
valore primario rappresentano gli Esercizi spirituali elaborati da Sant’Ignazio di
Loyola?
R. – Sant’Ignazio con gli esercizi svolge un servizio alla Chiesa,
a tutta la Chiesa: gli esercizi sono per tutti. Gli esercizi spirituali sono un’esperienza
di Dio, ma sono anche una pedagogia dell’esperienza spirituale: una pedagogia della
ricerca della volontà di Dio, una ricerca della preghiera personale. Quindi, sono
molto importanti e molto utili oggi, soprattutto per l’ambito europeo che è un ambito
molto secolarizzato. Però noi sappiamo che sotto alla secolarizzazione c’è poi una
domanda di trascendenza.
D. – Sant’Ignazio fu un missionario anche in
zone difficili, potremmo definirle “zone di frontiera”. Quale insegnamento trarre
da questa sua esperienza?
R. – Sant’Ignazio fu il cuore dell’attività
missionaria della Compagnia di Gesù perché Sant’Ignazio fu veramente l’ispiratore
di tutte le grandi missioni della Compagnia. Il grande ruolo di Sant’Ignazio per le
missioni è stato quello di aver individuato le necessità, le urgenze, i bisogni più
impellenti della Chiesa del suo tempo e aver inviato Gesuiti e missionari proprio
in quelle zone. Quindi, il carisma di Sant’Ignazio è quello di Generale della Compagnia:
cioè, una persona che ha colto le ispirazioni di Dio, ha letto le necessità e poi
ha inviato i missionari. La situazione emblematica, quella più significativa, è l’invio
di San Francesco Saverio in India: è stato veramente un momento carismatico.
D.
– Nel 1540 Sant’Ignazio fondò la Compagnia di Gesù. Sono passati 5 secoli da allora.
Oggi quali sfide si trovano ad affrontare i Padri gesuiti?
R. – Dopo
cinque secoli, molte cose sono cambiate: la Chiesa è cambiata, ma la società è cambiata,
la scienza ha fatto grandissime evoluzioni. Tuttavia, rimane un’ispirazione fondamentale
che qualifica la Compagnia di Gesù e i Gesuiti ed è qualcosa di molto attuale, molto
utile. Io direi che la Compagnia di Gesù è un ordine missionario, è istituito per
aiutare le persone nel loro rapporto con Dio, a procedere verso Dio: cioè, aiutare
la persona nella felicità eterna. Questo è il carisma che rimane ancora valido nella
Compagnia: aiutare le anime nella loro crescita di fede, portarle a Dio e in questo
aiutarle anche da un punto di vista integrale; aiutarle dal punto di vista spirituale,
ma anche dal punto di vista materiale perché già al tempo di Sant’Ignazio, proprio
nelle Costituzioni ignaziane, è presente la fondazione dei Collegi. Quindi, Sant’Ignazio
ha guardato alla crescita della persona umana nella sua integralità, sia la crescita
spirituale ma anche la crescita culturale: cioè, in tutto. Questo è il carisma della
Compagnia di Gesù: far crescere la persona in tutto, nella sua integralità, e portarla
fino a Dio.