Il cardinale Rouco Varela: promuovere una cultura della vita che rispetti i diritti
dei più indifesi
“Una cultura che non promuove la vita, che non la rispetta” rappresenta un suicidio.
È quanto ha riferito il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid,
a conclusione del corso su “L’immenso valore della vita umana”, svoltosi ad Aranjuez,
su iniziativa dell’Università Re Juan Carlos e in collaborazione con l’Università
Cattolica di Valencia. “La speranza della nostra cultura – ha detto il porporato –
ha un nome: vita umana”, messa però in questione dalle sfide del “pluralismo culturale”.
Di qui la necessità di promuovere “una cultura della vita”, come esortava a fare lo
stesso Giovanni Paolo II, in una Spagna in cui “la cultura si è formata con il cristianesimo”,
che ha segnato “la storia individuale e collettiva” del Paese. Nel contesto culturale
attuale, invece – riprende l’agenzia Sir – il “diritto alla vita” viene minacciato
dalla “negazione del carattere trascendente della persona umana”. “Affinché una cultura
esista e abbia futuro" - ha sottolineato - occorre considerare "preziosa la vita umana”,
mentre il basso indice di natalità e il decrescente tasso di nuzialità provocano “una
confusione intellettuale ed etica senza precedenti rispetto alla verità del matrimonio
e della famiglia, come pure una negazione impressionante del diritto alla vita dei
più indifesi: i concepiti, i malati terminali e gli anziani”. (C.F.)