E’ stata presentata ieri la 67.ma Mostra del Cinema di Venezia, che si aprirà il prossimo
31 agosto. Tra fiction e documentari, gli italiani in concorso, molto attesi, sono
Saverio Costanzo con “La solitudine dei numeri primi” tratto dall’omonimo bestseller
di Paolo Giordano, Mario Martone con il suo film sul Risorgimento, Carlo Mazzacurati
alle prese con l’allestimento di una Sacra rappresentazione. E tra registi del sud-america
e dell’oriente, ancora una volta ha del prodigioso la presenza di Manoel de Oliveira:
arriverà, a 101 anni, con un suo nuovo film. Il servizio di Luca Pellegrini:
Una Mostra
del Cinema che fa i conti con la crisi, si inerpica lungo un percorso di contenimento
delle strutture e degli spazi, ma non cede nei confronti del cinema, dei titoli, degli
autori. Il presidente della Biennale Paolo Baratta, nel presentare la prossima 67.ma
edizione, affronta i problemi con disciplina e rigore: la linea di sobrietà intrapresa
non scalfisce le ragioni dell’utilità della Mostra per il mondo della cultura, dell’arte
e del cinema. “Questa manifestazione – precisa – non vuole sopravvivere a se stessa
per inerzia, ma rinnovarsi per diventare anche quest’anno un luogo di attenzione per
tutto il cinema”. Anche quello cosiddetto “corto”, dunque, anche quello digitale,
comprendendo una pluralità di generi, mezzi espressivi e mezzi tecnici. Marco
Muller, il direttore della Mostra del Cinema, a questo proposito, chiarisce
che quella del 2010 è una Mostra capace di captare lo spirito del tempo. Gli chiediamo
in quale modo.
“Noi confidiamo nella possibilità che si vada a nascondere
nelle pieghe anche dei modi di produzione, meno frequentate di solito dai festival.
Un cinema che ha una potenza vera, soprattutto nella spesa infinita di energia creativa
al di là ogni considerazione di ordine finanziario, al di là delle dimensioni del
budget dei film. Sono delle volte i film che meglio ci portano notizie del mondo
ma non perché lo fissino in un’istantanea, non perché rivendichino un’essenza documentaria
del cinema che ci permette di ricostruire chi siamo e dove siamo ma, invece, perché
in qualche modo lavorano le cuciture e le pieghe. Soltanto così dall’esterno poi il
cinema può finalmente tornare verso l’interno”.
Una Mostra, tiene a
precisare, particolarmente giovane: la media dell’età dei registi in concorso è di
appena 46 anni. Rinnovamento in quale senso?
“Soprattutto è un segnale
di tonicità, tonicità dell’attività intellettuale. Perché a questo punto non considerare
che in fondo anche la mente va trattata come un muscolo e che, quindi, se fa sempre
gli stessi movimenti finisce per atrofizzarsi? Per fortuna sono questi i registi che
quel loro muscolo particolarissimo se lo tengono in allenamento. Poi, naturalmente,
accanto al cervello come muscolo devo rivendicare il muscolo più potente: il muscolo
cuore. Perché, poi, sta sempre tutto lì; come fare per partire dalla testa e arrivare
al cuore ed è anche così che abbiamo lavorato”.
Ci sono tanti spunti
interessanti, nel programma, alcune conferme e sorprese. Molti gli autori che arrivano
dall’Oriente, apertura al 3D, 79 film in prima mondiale, la Repubblica Dominicana
che esplora la tragedia di Haiti con gli occhi di una regista attenta, Laura Amelia
Guzmán, un omaggio al cinema comico italiano dal 1937 ai nostri giorni e il Leone
d’Oro alla Carriera a John Woo.