2010-07-30 15:26:07

Cile: Chiesa preoccupata per lo sciopero della fame di 31 indios “mapuches”


Mons. Camilo Vial Risopatrón, vescovo di Temuco, la regione del Cile dove è più alta la concentrazione di popolazione “mapuche”, la storica minoranza etnica aborigena del sud del Paese, ha espresso “preoccupazione e angoscia” per il protrarsi dello sciopero della fame di 31 contadini “mapuches” in cinque carceri cilene. La protesta dei detenuti, che ormai è entrata alla quarta settimana, è molto articolata e perciò il presule cileno ha chiesto di trovare un modo di “semplificare le numerose e svariate richieste” per poter aprire uno spiraglio ad una negoziazione ragionevole. Gli scioperanti sono in attesa di giudizio per aver violato norme della legge antiterrorismo nel corso di alcune proteste e occupazione di terre, e tra le molte richieste chiedono proprio la deroga di questa legge. Chiedono inoltre la fine del meccanismo che li costringe a subire due processi, uno in sede civile e un altro davanti a tribunali militari, e il non utilizzo da parte della pubblica accusa di testimoni “protetti” (senza identificazione pubblica per motivi di sicurezza) che sarebbero la base principale dell’imputazione per la quale sono sotto processo. Mons. Vial, in dichiarazioni alla Radio Cooperativa, ha osservato che ritiene “inopportuno l’utilizzo dello sciopero della fame per fare pressione” spiegando che tutta la Chiesa cilena, capisce e comprende "la disperazione di queste persone poiché la giustizia è troppo lenta” e i processi così prolungati nel tempo “portano all’esasperazione delle persone coinvolte”. Questi scioperi della fame, ha aggiunto, pongono delle rivendicazioni in parte molto vaghe e includono troppi argomenti bloccando così ogni via di uscita. A questo punto ha precisato il presule “occorre entrare in dialogo” aperto ed efficace. Nella ricerca di uno sbocco oltre alla Chiesa, e in particolare all'opera del vescovo di Temuco, lavorano in molti, sia nel governo che nell’opposizione. Si teme, come di fatto accade da diversi giorni, che la protesta si possa allargare. Solo nelle ultime 48 ore si sono aggiunti ai primi scioperanti altri due detenuti. La “questione mapuche” in Cile è un problema molto delicato che si protrae da moltissimi anni, anche se negli ultimi decenni, si sono fatti grandi passi sia legali che amministrativi per andare incontro ai molti problemi irrisolti nell’ambito della proprietà della terra e dell’integrazione. Alcuni anni fa fu riformata la legge al riguardo e ciò è servito per migliorare la situazione di questa popolazione storicamente emarginata e inascoltata. Resta sempre la questione di fondo, comune a molti Paesi latinoamericani, delle terre che gli aborigeni ritengono proprie e delle quali si sentono espropriati ingiustamente e che dunque oggi vorrebbero riavere indietro almeno in parte. (A cura di Luis Badilla)







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