In Italia la manovra anticrisi diventa legge: oggi il via libera definitivo della
Camera
Italia, è arrivato via libera definitivo della Camera alla manovra anticrisi da 25
miliardi, che ora diventa legge. Il testo, su cui ieri il governo aveva incassato
la fiducia, ha ricevuto 321 voti favorevoli, 270 contrari e 4 astenuti. Nelle intenzioni
dell’esecutivo, il provvedimento consentirà di riportare il deficit sotto la soglia
del 3 per cento entro la fine del 2012. Intanto, anche Palazzo Madama ha adottato
i tagli agli stipendi dei senatori e la riduzione nel numero dei dipendenti, una mossa
che porterà ad un risparmio di circa 35 milioni di euro nei prossimi tre anni.
Italia-intercettazioni Il
governo italiano pensa di ritirare il ddl sulle intercettazioni telefoniche. Lo ha
affermato il premier, Silvio Berlusconi, che ieri ha annunciato una grande riforma
della giustizia penale. Oggi, inizia l’iter del provvedimento alla Camera. La maggioranza
sarebbe orientata a far slittare il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità a
settembre. La decisione dovrebbe essere formulata nel pomeriggio, durante la riunione
dei capigruppo di Montecitorio, chiamata a calendarizzare i prossimi lavori d’Aula.
In questo quadro, resta alta la tensione all’interno del Pdl sulla questione morale.
L’Ufficio di presidenza del partito, convocato per stasera, discuterà il documento
di censura politica nei confronti di Fini, la cui richiesta di tregua è stata giudicata
tardiva.
Grecia In Grecia, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni
nei confronti di circa 500 camionisti riuniti davanti al Ministero dei trasporti di
Atene per protestare contro la precettazione imposta dal governo alla categoria, entrata
in sciopero lunedì scorso per la privatizzazione del settore proposta dall’esecutivo.
Ieri, il premier, Papandreou, aveva deciso la precettazione a causa della mancanza
di rifornimenti di carburante, che sta mettendo in ginocchio il Paese.
Serbia La
Serbia ha depositato una proposta di risoluzione all'Assemblea generale dell'Onu nella
quale, a proposito delle ''questioni aperte'' riguardanti il Kosovo, sollecita una
soluzione ''accettabile'' per entrambe le parti. Il testo del Ministero degli esteri
serbo non fa però riferimento all’indipendenza del Kosovo, a pochi giorni dal pronunciamento
della Corte internazionale di giustizia dell’Aja, secondo cui la proclamazione unilaterale
di Pristina del 2008 non violò il diritto internazionale. Alla luce del testo presentato
al Palazzo di vetro, quale potrebbe essere una soluzione “accettabile” per Belgrado?
Giada Aquilino lo ha chiesto a Roberto Morozzodella Rocca, docente
di Storia dell’Europa orientale all’Università Roma Tre:
R. – Per
Belgrado, in questo momento è quella di una larga, larghissima autonomia, ma non indipendenza.
Belgrado non sa forse bene cosa vuole, magari una spartizione, ma in ogni caso non
vuole l’indipendenza.
D. – Per il Kosovo, che ribadisce come l’indipendenza
non sia in discussione, una soluzione possibile quale potrebbe essere?
R.
– Nessun’altra al di fuori dell’indipendenza. Gli albanesi, sicuramente, rifiuteranno
una simile proposta serba alle Nazioni Unite e anche i loro alleati principali, gli
Stati Uniti, la rifiuteranno. Certo, sarebbe stato auspicabile fin dall’inizio che
si fosse raggiunto un compromesso. Poco più di un terzo degli Stati del mondo ha riconosciuto
l’indipendenza del Kosovo, quindi quasi due terzi non l’hanno riconosciuta. Comunque,
gli albanesi non tengono conto di questo e sperano che mano a mano più Stati li riconosceranno.
D.
– Come si possono leggere gli ultimi avvenimenti, a pochi giorni dal pronunciamento
della Corte internazionale di giustizia?
R. – Belgrado non dà per perduta
la partita del Kosovo. Nei Balcani, non si dà mai per scontata quella che è la situazione
del presente. Credo che sia interesse anche degli albanesi avere un accordo con i
serbi, fare un compromesso, magari a loro molto favorevole. Forse Belgrado alla fine
sarà disposta a ciò. Il Kosovo è un Paese che ha grandi difficoltà economiche: vive
di lavoro nero, c’è tanta disoccupazione, c’è immigrazione, ha un’economia molto precaria,
è un Paese molto difficile dal punto di vista della situazione interna ma anche, ancora,
della collocazione internazionale.
D. - Il futuro di Pristina e Belgrado
allora per dove passa?
R. – Passa per un’intesa, per un buon vicinato,
che potrebbe aiutare entrambi, sia i serbi sia gli albanesi.
Russia
Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha firmato oggi la legge che assegna
maggiori poteri ai Servizi segreti interni, con l’obiettivo di rafforzare la lotta
contro il terrorismo. Il provvedimento è stato duramente contestato nelle settimane
scorse dai gruppi per la difesa dei diritti civili e dai partiti dell’opposizione,
che temono una stretta dei controlli sui cittadini.
Marea Nera La
Bp potrebbe bloccare definitivamente la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico
a partire da lunedì o martedì prossimi. Lo ha affermato il neoamministratore delegato,
Bob Dudly. Intanto, la compagnia petrolifera inizia oggi ad affrontare la lunga serie
di udienze per le migliaia di richieste di risarcimenti, mentre la Guardia costiera
Usa ha aperto un’inchiesta sull’operato dei Vigili del fuoco.
Pakistan In
Pakistan, identificati 67 corpi delle 152 vittime della tragedia aerea di ieri alle
porte di Islamabad, dove un velivolo si è schiantato al suolo per cause ancora da
stabilire. Il maltempo sta ostacolando il lavoro di recupero degli altri corpi e dei
rottami che potrebbero fornire elementi utili all’indagine, avviata per chiarire la
dinamica dell’incidente.
Iraq Le forze di sicurezza irachene sono
pronte ad assumere la gestione della sicurezza nel Paese dopo il ritiro delle forze
americane. Lo ha assicurato il ministro della Difesa a Bagdad, ricevendo il capo di
Stato maggiore statunitense, Mullen. Intanto, gli attacchi della guerriglia nel nord
e nel centro del Paese hanno provocato la morte di quattro soldati e il ferimento
di altri 22. Al Qaeda ha rivendicato l'attentato compiuto di lunediì scorso nella
capitale contro l'emittente televisiva araba Al Arabiya, che ha causato la morte di
quattro persone, mentre altre 20 sono rimaste ferite.
Iran L’Iran
è pronto ad abbandonare il programma di arricchimento dell’uranio al 20 per cento
se la comunità internazionale accetterà la proposta dello scambio di combustibile
nucleare avanzata da Turchia e Brasile lo scorso mese di maggio. Lo ha affermato il
ministro degli Esteri turco, mentre dopo l’Unione Europea e il Canada anche l’Australia
ha rafforzato le sue sanzioni economiche contro Teheran. In questo quadro, gli Stati
Uniti auspicano una prossima riunione tra la Repubblica Islamica e le sei grandi potenze
mondiali, Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia, e Cina.
Siria-Arabia Visita
ufficiale a Damasco in Siria per re saudita, Abdullah ben Abdelaziz, dove oggi incontrerà
il presidente siriano, Bashar al-Assad. In cima all’agenda, la situazione politica
in Libano. La stampa locale ritiene che i due domani si recheranno assieme proprio
a Beirut per discutere con il presidente Suleiman.
Siria Scarcerati
in Siria 11 dissidenti arrestati nel 2008 per aver firmato la cosiddetta “Dichiarazione
di Damasco”, un manifesto in cui si chiedevano riforme democratiche. Tra loro, c’è
anche l’ex deputato, Seif, finito in manette con l'accusa di “attentato al sentimento
nazionale” e “diffusione di informazioni menzognere”. Lo ha riferito l’Organizzazione
nazionale per i diritti umani in Siria.
Somalia I pirati somali hanno
rilasciato un mercantile turco sequestrato quattro mesi fa. Intanto, nel Paese la
situazione resta drammatica per la ripresa degli scontri tra esercito regolare e milizie
islamiche del gruppo Shabaab, legato ad Al Qaeda. Il bilancio del solo mese di luglio
è di almeno 174 vittime e circa 800 feriti. A diffonderlo, fonti missionarie citate
dall’agenzia Misna.
Burundi Burundi alle urne, ieri, per le elezioni
senatoriali, penultimo test politico di una lunga maratona elettorale che si concluderà
in settembre, ma iniziata in maggio con le elezioni comunali, seguite in giugno dalle
presidenziali, che hanno visto la riconferma di Pierre Nkurunziza alla guida del Paese.
Anche l'appuntamento di ieri è stato boicottato dalla maggioranza delle opposizioni.
Corea del Nord Al via domani il nuovo incontro tra i vertici militari
Onu a Seul e quelli della Corea del Nord sull’affondamento della nave da guerra sudcoreana,
avvenuto a fine marzo attribuito a Pyongyang. L’incontro, originariamente previsto
per oggi, si terrà nel villaggio di Panmunjon, nella zona di confine tra le due Coree.
(Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 210
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