Venezuela. Il cardinale Urosa: dialogo Chiesa-Stato nel rispetto della Costituzione
E' stato un confronto "rispettoso e sereno": così il cardinale Jorge Urosa, arcivescovo
di Caracas, in Venezuela, ha definito l'incontro di ieri con il Comitato di Coordinamento
dell'Assemblea Nazionale, composto da 15 parlamentari. Il porporato aveva chiesto
che l’evento fosse trasmesso in diretta ma la presidenza non ha accolto tale richiesta
assicurando, però, che la registrazione del colloquio sarebbe stata proposta in differita.
Il servizio di Luis Badilla:
L’incontro
si è svolto in due parti. Nella prima, l’arcivescovo Jorge Urosa ha letto un suo documento
di sette cartelle e in seguito ha risposto alle domande e osservazioni dei membri
della Commissione. Per ora la stampa latinoamericana, che ha seguito con enorme interesse
l’evento - abbastanza sorprendente e inedito nella storia recente della regione -
informa sull’incontro basandosi sul testo del promemoria del cardinale Urosa. Il porporato,
ha auspicato l’inizio di un vero dialogo e quindi ricordato che la Costituzione garantisce
i diritti ad ogni cittadino, quindi anche ai vescovi, “per quanto riguarda la partecipazione
libera” nella vita nazionale, nelle “responsabilità sociali” e nella “promozione del
bene comune”. La Chiesa - ha osservato il cardinale Jorge Urosa – promuove questi
diritti da sempre, sotto governi diversi e con ispirazioni politiche ed ideologiche
differenti. Lo fa perché la sua sollecitudine “per la convivenza sociale, per la libertà
e per la giustizia” così come per “la pace, la fratellanza e la riconciliazione” è
parte essenziale della propria missione evangelizzatrice. Al riguardo, l’arcivescovo
di Caracas ha citato numerosi documenti episcopali, dal 1958 sino ai nostri giorni,
in cui i vescovi esprimono, come pastori e guide spirituali, diverse preoccupazioni
sulla vita economica, sociale, politica e istituzionale della nazione, senza che perciò
la Chiesa e la sua gerarchia fosse ritenuta un attore politico e un “partito” dell’opposizione.
Dopo aver difeso con cortesia, ma con fermezza, il diritto della Chiesa a parlare
ogni qualvolta ritiene importante e necessario, il cardinale ha illustrato ancora
una volta alcune delle sue dichiarazioni recenti. “Io non ho lanciato accuse o denunce;
ho espresso opinioni, protetto dai diritti costituzionali, e l’ho fatto con serietà,
rischiando di sbagliare, ma senza dire menzogne”. In sostanza, ha osservato il porporato,
sono due le priorità indicate. La prima è che “il presidente Chàvez vuole condurre
il Paese per il sentiero del socialismo marxista” (…) e non è stato detto nulla di
nuovo poiché lo stesso presidente, come ad esempio lo scorso 15 gennaio, ha detto
di essere marxista”. Il porporato ha quindi ricordato che “lo Stato socialista-marxista
è uno Stato totalitario”. La seconda questione che il cardinale ha voluto precisare
riguarda le più alte istituzioni del Paese. “Non mi sono mai espresso negativamente
su queste realtà istituzionali e certamente non sono mai state attaccate da me”. Le
mie opinioni – ha affermato - non sono contro le istituzioni. Si riferiscono ad alcuni
comportamenti: “Se dico – ha detto il cardinale - che a mio avviso alcune leggi non
sono costituzionali non sto attaccando l’Assemblea nazionale”. L’arcivescovo di Caracas,
soffermandosi su questo punto, discusso e controverso nel dibattito nazionale, ha
poi elencato 7 leggi e un progetto di legge che lui, e non solo lui, ritiene che non
siano costituzionali. “In generale, queste leggi colpiscono il pluralismo politico,
essenziale per la vita democratica, poiché incorporano la concezione socialista per
impiantare poi una patria socialista”; questo finirà per consacrare nei fatti “una
sola ideologia obbligatoria per tutti i venezuelani (…), cosa aliena allo spirito
e alla lettera della nostra Costituzione”. Infine, così come aveva già sottolineato
all’inizio, il cardinale Urosa conclude il suo documento ribadendo la totale disponibilità
della Chiesa e dei suoi pastori al dialogo, al confronto e alla ricerca di soluzioni
condivise per i problemi del Paese.