Nulla anteporre a Cristo: il pensiero del Papa sulle parabole della perla preziosa
e del tesoro nascosto
La “perla preziosa” e il “tesoro nascosto nel campo” sono due celebri immagini delle
parabole di Gesù. Il Vangelo della liturgia di oggi le ripropone alla meditazione
dei fedeli e lo stesso Benedetto XVI, durante il suo Pontificato, le ha utilizzate
in diversi discorsi per mettere in luce l’importanza del lasciare tutto per Cristo.
Alcune riflessioni del Papa ritornano in questo servizio di Alessandro De Carolis:
Capire dove
sta il vantaggio economico di una certa operazione è una valutazione che l’uomo di
ogni epoca ha sempre eseguito con grande disinvoltura. Nella sua perfetta conoscenza
della natura umana, Gesù non esita a paragonare il divino al denaro per colpire l’immaginazione
di chi lo ascolta e così spiegare in cosa consista, diremmo oggi, il “business” del
Vangelo, quale sia la ricchezza del Regno che Lui è venuto ad annunciare sulla terra.
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo…” o è simile a “una perla
preziosa”: in entrambi i casi, i due che si imbattono in queste ricchezze vendono
tutto ciò che hanno per assicurarsele. Scene chiare, dirette, di comprensione immediata:
la ricchezza dell’amore di Dio è così esorbitante da essere, per ogni uomo, un irrinunciabile
“affare”. E certamente come quel mercante della parabola, ha spiegato il Papa, si
comportò duemila anni fa San Paolo, che ebbe della ricchezza del Vangelo una rivelazione
folgorante:
“Egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era
parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò
di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo. Il tesoro nascosto nel campo
e la perla preziosa nel cui acquisto investire tutto il resto non erano più le opere
della Legge, ma Gesù Cristo, il suo Signore”. (Udienza generale 19 novembre 2008)
I
Santi e le Sante sono stati i mercanti che lungo la storia della Chiesa sono andati
di fretta a cedere i loro averi, ovvero le proprie aspirazioni e ambizioni, per darsi
tutti e tutte a Cristo. E chi oggi si consacra nel sacerdozio o nella vita religiosa
contribuisce a rendere carne viva quelle antiche parabole con la misura, ha notato
una volta Benedetto XVI, che chiede “tutto il cuore”, “tutta l’anima” e “tutte le
forze”:
“Cercate in ogni modo di manifestare la vostra appartenenza
a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben
noto motto programmatico di San Benedetto: 'Niente sia anteposto all'amore di Cristo'”.
(Discorso ai religiosi della Diocesi di Roma, 10 dicembre 2005)
Un
invito, quello del Papa, che vale altrettanto per la vita di coppia e di famiglia.
Anche un matrimonio cristiano è come un campo che custodisce una ricchezza nascosta,
che alimenta il rapporto tra i coniugi, aiutandoli a superare – se in confidano in
Dio – errori, stanchezza, difficoltà:
“Questo può farlo solo Dio
(…) per accostare le coppie, ascoltarle, aiutarle a riscoprire il tesoro nascosto
del matrimonio, il fuoco rimasto sepolto sotto la cenere. E’ Lui che ravviva e torna
a far ardere la fiamma; non certo allo stesso modo dell’innamoramento, bensì in maniera
diversa, più intensa e profonda: sempre però la stessa fiamma”. (Discorso all’associazione
Retrouvaille, 26 settembre 2008)
Nei racconti di Gesù c’è una persona
che non ha lo stesso “fiuto” per gli affari mostrato dall’uomo del campo o dal mercante
della perla. E’ il giovane ricco del Vangelo, che preferisce tenersi i propri beni
sonanti a quelli dello spirito promessigli dal Maestro. Ai giovani di Sulmona, qualche
settimana fa, Benedetto XVI ha detto invece:
“Per voi Gesù Cristo
vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete
creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia,
allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non
vi toglie nulla, ma vi dà il 'centuplo' e rende eterna la vostra vita, perché Dio
è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. (Sulmona, discorso ai giovani,
4 luglio 2010)
Questa pagina del Vangelo, oltre alla sua carica
ideale, si presta anche a una riflessione sul valore della ricchezza in sé. Fa porre
una domanda: quale deve essere il nostro rapporto con i beni materiali? Questo è il
pensiero del Papa:
“La ricchezza, pur essendo in se un bene, non
va considerata un bene assoluto. Soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe
persino comprometterla seriamente. E’ saggezza e virtù non attaccare il cuore ai beni
di questo mondo, perché tutto passa, tutto può finire bruscamente. Il tesoro vero
che dobbiamo ricercare senza sosta per noi cristiani sta nelle ‘cose di lassù, dove
si trova Cristo assiso alla destra del Padre’”. (Angelus, 5 agosto 2007)