Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha confermato ieri che Teheran proseguirà
nel suo programma nucleare, ma intende nello stesso tempo riprendere i negoziati ''in
settembre'', aggiungendo che al tavolo dovranno sedersi anche il Brasile e la Turchia.
I due Paesi avevano controfirmato il 17 maggio scorso una dichiarazione con cui Teheran
si impegnava ad accettare uno scambio di uranio arricchito con l'estero. Salvatore
Sabatino ne parlato con il collega iraniano, Ahmad Rafat:
R. - Le
dichiarazioni di Ahmadinejad sono tutte mirate ad acquisire tempo per proseguire il
programma nucleare della Repubblica Islamica. La proposta di includere nei negoziati
Brasile e Turchia - proposta già bocciata a suo tempo dagli Stati Uniti e dall’Europa
- non include pertanto nulla di nuovo. Già all’epoca, Ahmadinejad aveva detto che
non si sarebbe seduto fino a settembre al tavolo dei negoziati con gli europei e questo
come forma di "punizione".
D. - Ahmadinejad ha anche avvertito la Russia
che “deve evitare di giocare nelle mani degli Stati Uniti”: si tratta di un nuovo
round in uno scambio di colpi verbali senza precedenti tra Teheran e Mosca. Si può
dire che l’alleanza si sia rotta definitivamente?
R. - L’alleanza rotta
forse no. Certamente si è incrinata quando la Russia ha deciso di non opporsi al quarto
documento di sanzioni approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le
preoccupazioni espresse da varie autorità russe e dallo stesso Medvedev durante il
suo recente incontro con il premier Berlusconi, hanno scatenato la rabbia del governo
iraniano che considerava la Russia un partner strategico. Questo dimostra certamente
che questa alleanza tra la Russia e la Repubblica Islamica è piuttosto tattica e non
strategica.
D. - Queste ultime dichiarazioni di Ahmadinejad giungono
a meno di 24 ore dalle durissime sanzioni imposte dall’Unione Europea contro la Repubblica
Islamica. Può essere questo un segnale di debolezza di Ahmadinejad nei confronti di
una Comunità internazionale che sta isolando sempre di più Teheran?
R.
- Certamente sì. Teheran è molto preoccupato per le nuove sanzioni - sia quelle approvate
dal Congresso americano, sia i due pacchetti approvati dall’Unione Europea nelle ultime
settimane e alle quali aderisce anche il Canada che non fa parte dell’Unione Europea
- vista anche la possibilità che altri Paesi approvino unilateralmente queste sanzioni.
Si tratta, pertanto, di una reazione, poiché le conseguenze sull’economia iraniana
cominciano già a farsi sentire.