Lord Patten alla Radio Vaticana: dal viaggio del Papa nel Regno Unito un beneficio
per tutta la società, non solo per i credenti
In Scozia e Inghilterra, fervono i preparativi per il viaggio apostolico di Benedetto
XVI, in programma dal 16 al 19 settembre prossimo. Si tratta della prima visita di
Stato di un Papa nel Regno Unito, giacché il viaggio di Giovanni Paolo II del 1982
aveva avuto una dimensione esclusivamente pastorale. Il 16 settembre, a caratterizzare
la rilevanza di questa visita, Benedetto XVI sarà ricevuto dalla Regina Elisabetta
nel Palazzo di Holyrood House ad Edimburgo. Sullo stato dell’organizzazione e le attese
per questo evento, Philippa Hitchen ha intervistato l’incaricato del primo
ministro britannico per il viaggio papale, Lord Christopher Patten, in visita
alla Radio Vaticana:
R. – I’m
absolutely confident that all the arrangements put in place by local… Sono
assolutamente certo che tutti i preparativi avviati dal governo, dai governi locali,
dalle Conferenze episcopali di Scozia e Inghilterra faranno della visita del Papa
un successo incredibile.
D. – Quale è, secondo lei, la sfida maggiore
per le settimane a venire?
R. – People that perhaps underestimated the
complexity involved in fitting together… Il fatto che la gente forse ha
sottovalutato la complessità insita nel far combaciare gli aspetti tipici di una visita
di Stato e quelli relativi ad una visita pastorale. Il presidente Obama stesso non
si può permettere di uscire ed incontrare così, semplicemente, centomila persone in
un incontro all’aperto. Forse sono state un po’ sottovalutate le difficoltà nel mettere
insieme tutto questo. Ma ora siamo a buon punto; mi sembra che il programma di massima
sia veramente interessante. Esso farà in modo – almeno lo spero – che non solo la
comunità cattolica, la comunità dei credenti, sia in grado di rapportarsi molto da
vicino con il Papa nel corso di avvenimenti di tipo pastorale, ma penso che fornisca
anche l’occasione di dimostrare che il governo di un Paese a larga maggioranza non
cattolica abbia un’agenda incredibilmente vasta di possibilità di collaborazione con
la Chiesa cattolica: l’equità globale, cambiamenti climatici, la sostenibilità con
l’ambiente… Nel momento in cui andiamo a spiegare l’importanza di questo evento, potremmo
stupire quelli che inizialmente sono stati critici nei riguardi di questa visita.
D.
– In effetti, ci sono state delle critiche contro questa visita. Ciò rappresenta una
preoccupazione seria per lei?
R. – No. We live in a free society; I
think it’s recognized that if people want to protest… No. Viviamo in una
società libera. Mi sembra che sia riconosciuto che se la gente vuole protestare pacificamente,
essa abbia ogni diritto di farlo. Penso che rappresentino una piccola minoranza della
comunità. Quello che invece ci preoccupa molto è garantire non soltanto la sicurezza
del Santo Padre, ma anche che gli avvenimenti pastorali non siano guastati, perché
penso che questo arrecherebbe una grave offesa.
D. – Alcune delle critiche
riguardano i costi, in costante aumento, di questa visita papale…
R.
– The costs for the tax-payers being in the range of 10-12 million, but when you … Il
costo della visita che ricade sui contribuenti è pari a 10-12 milioni; ma se consideriamo
che l’anno scorso abbiamo ospitato un vertice del G20, durato un solo giorno e costato
tra 19 e 20 milioni, penso che questo dovrebbe far riflettere sul fatto che tutto
deve essere mantenuto nel quadro del proprio contesto…
D. – Recentemente,
lei ha detto che la Gran Bretagna è il Paese più secolarizzato che il Papa abbia visitato…
R.
– I’m talking about issues like church attendance and the extent to which I think
… Mi riferisco ad aspetti come la frequenza della partecipazione alla Messa
e la misura in cui – così mi sembra – il desiderio di visibilità insieme all’agnosticismo
e all’ateismo intellettuale hanno acquistato ampio spazio nell’agenda pubblica e dei
media. C’è una frase in un libro molto bello di Julian Barnes sulla morte (“Nothing
to be Afraid of”). Barnes inizia proprio il libro con questa frase, in cui dice al
fratello: “Non credo in Dio, ma mi manca!”. Credo che sia proprio questo il senso
in cui molta gente, oggi, vive nel nostro Paese.
D. – Lei ha parlato
anche di intolleranza nei riguardi del credo religioso: è rivolta in particolare alla
Chiesa cattolica, secondo lei?
R. – I think it’s particularly directed
to the Catholic Church because of the Catholic … Credo sia rivolta in particolare
alla Chiesa cattolica, proprio a causa dell’importanza preminente della Chiesa cattolica,
della sua longevità e della sicurezza con cui essa asserisce alcune verità fondamentali.
Ma questo non mi preoccupa eccessivamente. Penso che dobbiamo essere coerenti e, quando
facciamo certe affermazioni, riconoscere che spesso siamo stati intolleranti a nostra
volta in passato.
D. – In questo contesto, quanto potrà essere difficile
far giungere il messaggio del Papa alla gente?
R. – I think it should
be easier to get across, that many of the issues that are raised … Penso
che dovrebbe essere più facile farlo passare, in considerazione dai molti temi affrontati
dalla Chiesa, soprattutto considerando l’interesse delle generazioni più giovani per
gli aspetti della giustizia sociale a livello globale: probabilmente, non si sa che
il 25% dell’istruzione scolastica nell’Africa subsahariana è fornita dalla Chiesa,
o che il 25% dell’assistenza sanitaria nell’Africa subsahariana è a carico della Chiesa
e da gruppi legati alla Chiesa… Questi messaggi passeranno chiaramente, proprio grazie
alla presenza del Santo Padre nel Regno Unito ed ai tanti importanti incontri che
avrà. Non sono per niente pessimista, in questo senso.