La rettifica degli esperti d'arte: la tela nella Chiesa del Gesù non è del Caravaggio
ma di un seguace
Il "Martirio di San Lorenzo", la tela da poco restaurata nella chiesa del Gesù a Roma,
"non è di Caravaggio". Dopo la smentita sull’Osservatore Romano del direttore dei
Musei Vaticani, Antonio Paolucci, anche altri esperti, convocati questa mattina a
Roma dalla soprintendente al polo museale, Rossella Vodret, concordano nel ritenere
il quadro opera non di Michelangelo Merisi, ma piuttosto di un seguace, un cosiddetto
"caravaggesco", con tutta probabilità meridionale, forse dell'area tra la Sicilia
e Malta. A seguire l’incontro nella chiesa del Gesù c’era per noi Paolo Ondarza:
Proviene
da una casa della Compagnia di Gesù, il quadro al centro dell’attenzione mediatica
negli ultimi giorni perché erroneamente attribuito a Caravaggio. Soggetto della tela
ad olio, restaurata e ripulita dai segni del tempo, un’inedita raffigurazione del
martirio di San Lorenzo segnata dai contrasti cromatici che ricordano lo stile del
maestro lombardo: il martire è prono sulla graticola rovente col viso chino; tre i
carnefici, uno dei quali si tura il naso con la mano destra. La luce irrompe dall’alto
a sinistra dell’astante. Gli esperti convocati oggi nella chiesa del Gesù concordano:
la firma non è quella di Michelangelo Merisi. Mina Gregori è
fra le maggiori studiose a livello internazionale di Caravaggio:
R.
- Non è di Caravaggio, perché io non trovo quelle caratteristiche specifiche di Caravaggio
che esprime nei tipi: perché anche lui, per quanto realista, i suoi tipi ce li aveva.
Invece, ci sono elementi che corrispondono: la luce, il modo realistico, la violenza
dell’azione. Queste cose sono di ispirazione certamente caravaggesca, però Caravaggio
chiuderebbe in modo più composto, perché in fondo faceva sempre delle cose anche violente
ma eleganti, quasi ancora cinquecentesche. Questo, invece, è un pittore probabilmente
già più seicentesco.
D. – L’impostazione, la posizione del Santo, del
martire, è una novità?
R. – Sì, però non mi sorprende troppo. Adesso
devo guardare, francamente. Sì, perché di solito i Santi guardano in alto, però potrebbe
esserci qualche altro esempio.
D. - Forse quest’opera ha avuto la sfortuna
di essere attribuita a Caravaggio troppo frettolosamente e adesso rischia di essere
svalutata: ma un valore ce l’ha?
R. – Io dico che l’ha un valore, anche
perché è di grande interesse vedere come Caravaggio veniva interpretato da tante personalità
che hanno girato intorno a lui nelle varie tappe che lui ha fatto perché non c’è solo
Roma, poi c’è Napoli, c’è la Sicilia. E’ ancora tutto un mondo che noi dobbiamo, in
parte, scoprire.
L’opera esposta per la sola giornata di oggi in una
cappella laterale della chiesa romana, sarà sottoposta ai necessari studi allo scopo
di formulare un’attribuzione più precisa, quindi si penserà ad un luogo in cui renderla
fruibile ai visitatori. Padre Daniele Libanori, rettore del Gesù:
“Stiamo
cercando di preparare un piccolo museo della chiesa. Magari potrebbe essere quello
il suo posto. Tra l’altro, deve essere ancora verificata quale sia l’importanza di
questa tela nel contesto dei caravaggeschi. Lasciamo che siano gli esperti a parlare”.
Le
indagini diagnostiche – fa sapere Rossella Vodret – partiranno a settembre.